martedì 24 marzo 2020

Isaia 65,17-21 e Giovanni 4,43-54
Ecco io faccio un segno ...

"Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio".
È il Signore che agisce, è lui che compie i Segni necessari alla nostra vita e alla nostra relazione con Lui. Dobbiamo ripartire da un fondamento antropologico che ci ricollochi - seppure all'apice della creazione - nella condizione di creatura. Purificati dal delirio di superba onnipotenza ed ubriacati nell'indifferenza verso chi ci ha creati, ci siamo illusi di avere il potere su tutto, come se fosse tutto saldamente nelle nostre mani.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!
È questa la supplica che si eleva a Dio con le parole del Salmo: una supplica che è l'affidamento che nasce dall'esperienza del vissuto; che è anche la preghiera di quel padre che oggi si tori volge con fede a Gesù. Questo grido posso smettere di rivolgerlo verso il vuoto, occorre che lo rivolga a quel Dio accanto, che soffre con me della mia stessa sofferenza e che sperimenta la mi fragilità nel mio quotidiano.
Anche noi, ora, smarriti a causa delle nostre paure, in realtà chiediamo un segno che ci dia conforto e sicurezza. Nella preghiera iniziale della Messa di oggi, preghiamo così: "O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti,  fa’ che la comunità dei tuoi figli  si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza  e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno". Gesù sa che abbiamo bisogno di segni per credere e per edificarci come sua Chiesa; egli conosce pure la nostra inadeguatezza rispetto alla fede. Dobbiamo ammettere che questa epidemia a creato situazioni inaspettate: messe, catechesi, messaggi, omelie in rete, momenti di preghiera e Adorazioni, via crucis ... Tutto rigorosamente in "streaming" (diretta video).
Ma dobbiamo ricordarci che il "Sacramento virtuale" non esiste, il Segno di Dio non si realizza in una condizione in cui non sia la dimensione umana e relazionale a determinare lo spazio della fede. Il Sacramento per essere segno di Dio ha bisogno di un uomo di carne ed ossa, non una immagine di uomo per essere segno efficace. Questo non per un nostalgico rigorismo, ma per ricollocare il fondamento antropologico nella creatura reale e non virtuale, bisognosa di relazioni autentiche ... Oggi sperimento che ho fame degli altri, dei miei fratelli ... Il "Segno di Dio" sazia la fame, perché il Segno è relazione con lui.

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