martedì 10 marzo 2020

Isaia 1,10.16-20 e Matteo 23,1-12
L'antidoto al virus della ipocrisia

Il male irriducibile delle persone religiose, che viene duplicato di generazione in generazione, è l'ipocrisia. Tutti noi, come allora, siamo pronti a denunciare l'ipocrisia dei fratelli, cioè dell'altro, ma in realtà una certa forma di ipocrisia si annida in ciascuno di noi. È questo virus che ci tormenta da dentro per cui anche per il minimo bene che siamo capaci di fare, non siamo indifferenti al riconoscimento e alla gratificazione. Ma già questo mette in evidenza come quel bene è stato intaccato dal male della mia vanagloria e della mia autostima esuberante. Al tempo di Gesù, scribi e farisei, persone che erano considerati la "crem" del popolo di Israele, vengono da Gesù scoperti nella loro ipocrisia per la quale "Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare (...), le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente (...), si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti (...), essere chiamati “rabbì” dalla gente". Non sono cattive persone, sono solo pieni di sé e del loro ruolo; questo genera una profonda ipocrisia, che si manifesta tra ciò che esprimono in quanto scribi e farisei e ciò che vivono realmente. Spesso si riferisce questa ipocrisia agli uomini di Chiesa: preti, frati, suore ... Ma in realtà questo virus colpisce ogni uomo, lo colpisce in modo più o meno evidente, ma è una pandemia che contraddice la nostra capacità di vivere il gratuito e di essere umili. 
Il Vangelo ci propone l'unico antivirale possibile: "Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo". L'antivirale alla ipocrisia è il servizio. Servire significa per il Vangelo, rinunciare alla presunzione essere maestri, padri e guide, ma in forza dello Spirito di Dio custodire e vivere nella relazione coll'unico maestro; riconoscersi figli di un unico Padre e seguire come guida Cristo (parola di vita e verità). La grandezza allora sarà la nostra apertura e disponibilità all'azione dello Spirito che rende "nuovo" il nostro agire, e se è nuovo, non ha bisogno del riconoscimento del mondo, perché è già un agire dell'altro mondo!

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