sabato 9 gennaio 2021

Abbiamo anche noi il cuore indurito?

1 Giovanni 4,11-18 e Marco 6,45-52


Nei racconti, in tutti, dopo la "moltiplicazione" dei pani, gli evangelisti presentano il camminare di Gesù sulle acque. Certamente a Dalmanuta, luogo di tradizione, è possibile collocare la pianura dove il pane è condiviso; il monte sul quale Gesù va a pregare, e anche il lago da dove le barche prendono il largo per raggiungere Betsaida. 
Quale può essere il giusto approccio a questa pagina di Vangelo?
Penso che le parole di commento dell'evangelista Marco siano estremamente importanti: "il loro cuore era indurito."
L'approccio dei discepoli alla realtà rischia di essere molto razionale, per cui non capiscono, come mai la realtà non corrisponde alla ragionevolezza; ma la meraviglia e lo stupore non sono sufficienti a dare ragione dell'accaduto. La durezza del cuore qui corrisponde alla non conoscenza di Gesù, del suo mistero. La ragione infatti interroga la realtà ma se accettiamo che il mistero ne è parte, allora la ragionevolezza diviene insufficiente. Il cuore indurito, è un cuore che non ha ancora accolto il Signore, è un cuore che attende la tenerezza di Dio per superare ogni paura e anche la fatica di quella navigazione notturna. Più conosco Gesù, più il mio cuore si intenerisce, cioè diviene capace di contenere il mistero: "... se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi".

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