domenica 31 gennaio 2021

Lo spazio, il tempo, la legge.

Dt 18,15-20; Sal 94; 1 Cor 7,32-35; Mc 1,21-28


Entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. A Cafarnao, anche ai tempi di Gesù esisteva una Sinagoga di grandi proporzioni, un luogo che inizialmente ancor prima di essere di preghiera era di "insegnamento" e di annuncio delle profezie e delle scritture antiche. Anche oggi nella ricostruzione attuale raccogliamo la sensazione delle proporzioni e ne restiamo meravigliati. Quel luogo non è effige del tempio di Gerusalemme, ma certamente ha in sè tutta la solennità e la sacralità del "pulpito della Parola". Gesù quel sabato, come anche in altre occasioni, come tutti gli ebrei si reca nella sinagoga per compiere ciò che il tempo è il luogo prescrivono, un tempo ed un luogo di Dio per manifestare la sua sapienza e il suo amore, come dice infatti la tradizione ebraica: il sabato è il luogo di Dio nel tempo mentre la sinagoga è il luogo di Dio nello spazio. Spazio e tempo sono le coordinate entro le quali, Gesù come anche ognuno di noi si muove, e Dio ha riservato a sé spazi e tempi, per manifestarsi all'uomoGesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento. Noi ci saremmo aspettati o avremmo desiderato che ci venisse riportato questo insegnamento, e invece è detto solo che l'insegnamento di Gesù destava ammirazione perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Come insegnavano gli scribi? Quale differenza tra Scribi e Gesù?  Nella tradizione ebraica gli Scribi erano dei funzionari legali, unici depositari del sapere, capaci di redigere documenti di amministrazione e di politica. Come specialisti di documenti amministrativi, erano anche capaci di occuparsi della legge divina. Anche nel Nuovo Testamento sono considerati specialisti della legge. Gesù non parla come esperto e conoscitore della legge di Dio. Egli parla radicalmente della legge, e della sua potenzialità come misericordia, amore del Padre e cura dell'uomo ferito e peccatore. All'uditorio questo insegnamento attrae e coinvolge molto di più che il commento legalista degli Scribi. Egli parla con autorità, e subito pensiamo al l'autorevolezza che deriva dal ruolo ... Leggevo invece che nel contesto del Vangelo, questa autorevolezza fa riferimento alla possibilità di fare crescere. Non erano quindi affascinati dalle parole, ma dalla conseguenza delle parole nella loro vita: quelle parole facevano crescere ... maturare, convertire il cuore, dare senso al quotidiano, ai progetti e alle scelte ... Che cosa sei venuto a fare Gesù? Dice l'indemoniato! “Sei venuto a rovinarci?” ... Ecco il santo di Dio, egli viene realmente a rovinare ogni idea statica ogni tentativo di restare inermi e di chiuderci in noi stessi, nei nostri egoismi e nel nostro male. Venendo a noi, nella sua parola comunicata, donata e condivisa, noi possiamo crescere e liberare il nostro cuore umano da ciò che lo ingabbia in una parvenza di religiosità che era l'ipocrisia di chi è Scriba e Fariseo. Si può infatti essere perfetti praticanti delle chiese alla domenica, ma non essere affascinati dalla parola che ci cambia, perché questa parola va oltre la domenica essa coinvolge la quotidianità della vita.

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