domenica 3 gennaio 2021

Abbiamo contemplato la sua gloria ...

 Sir 24,1-4.12-16; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18


Una notizia importantissima è stata data al telegiornale nel giorno di Natale, trasmessa su tutti i TG delle reti Rai, con insistenza e diffusione quasi quasi fosse un dispaccio governativo: “Tra le 180.000 letterine spedite dall'Italia a Babbo Natale, dirottate a Roma, all'apposito ufficio postale dove verranno lette e da cui verrà data una risposta a tutte ... Ecco in una letterina, commovente di un bambino che ha chiesto a babbo natale di liberarci da questo cattivissimo virus, che fa tanto male e uccidere tante persone in tutto il mondo”.
Senza voler giudicare e criticare il pensiero limpido e sincero del bambino, mi nasce ugualmente un senso di angoscia a pensare che tutta questa attesa, tutta questa speranza di salvezza, tutta questa fede, viene riposta in Babbo Natale, un personaggio inventato e che non esiste. Un mondo mostruoso ha suscitato la fede di un bambino in una menzogna, una invenzione fantastica e di buon cuore.
Negli anni 70 - 80 l'occidente ha scelto di trasformare il Natale cristiano nella saga del bianco barbuto in costume rosso - Babbo Natale - come d'altronde tutto il mondo ateo lo aveva già fatto per riempire il cuore e i sensi, contrapponendo una nuova "religione" fatta di regali e buoni sentimenti alla tradizione cattolica della nascita del Salvatore.
È comunque orribile, pensare che un mondo che vede nel Natale solo la possibilità di fare soldi, sfrutti l'ingenuità della fede dei bambini, e li irretisca con una menzogna che non potrà mai salvare nessuno, né dal virus e neppure da qualsiasi altra vera necessità.
Oggi rileggendo il prologo di Giovanni mi chiedo cosa è successo alla buona novella, cioè alla parola nuova che viene ancora oggi per offrirci la misericordia di Dio e a prendere una carne come la nostra per fare di noi non dei morti viventi, ma dei figli che vivono della vita di Dio.
Che cosa è successo al verbo di Dio che Maria accoglie nella sua esistenza e nel suo grembo con amorevole tenerezza?
Il bambino: "il segno del Dio con Noi"; venuto nella carne, è stato messo in ombra dai panni rossi di Babbo Natale.
Ma quale è la differenza tra Gesù e Babbo Natale? Credo di poterlo dire con sufficiente ragionevolezza: la prima differenza è la concretezza storica. Babbo natale viene solcando le nubi con una slitta tirata dalle renne; Gesù viene nella carne; viene dal cielo, dal Padre, e non sorvola la nostra esistenza calando i doni richiesti, ma entra nella nostra esistenza facendosi lui stesso dono per tutti. Ma cosa ci dona Gesù? Ci dona sè stesso, cioè la sua vita da figlio di Dio.
Forse è più facile desiderare qualcosa di concreto e immediato, che può donarmi Babbo Natale, ma che poi getto dietro di me, e che non riempie di senso la mia esistenza; Gesù non dona a richiesta, ma soddisfa una sola richiesta, ben oltre i semplici bisogni e desideri, egli dona la vita eterna.
Dice il prologo: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta". Facendosi carne, il Verbo di Dio mette dentro la nostra carne concreta e umana la sua stessa vita e la sua luce; nella incarnazione, la sua vita si rende un tutt'uno con la nostra, la sua Luce diviene la nostra luce.
Ecco che accogliere i doni di Babbo Natale, significa soddisfare un bisogno, un desiderio, ma anche lasciare che subito altri bisogni e desideri prendano forza in noi.
Chi accoglie il dono che è Gesù, dice sempre il prologo: "… da il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ..."
Tra le due "favole", mi dispiace, ma quella di Gesù, se anche meno colorita e affascinante, perché troppo concreta e piena di tutta quella povertà che è la condizione umana, è però ben più radicale e densa di un senso che va oltre ogni desiderio e ogni bisogno.
Caro Babbo Natale, affidarmi a te mi rende schiavo di un desiderio che tu però non puoi soddisfare e garantire. Caro Gesù fidandomi di te, so per certo che questa mia umanità, che tu la conosci, perché ti sei fatto bambino e sei diventato carne, ti appartiene; come pure il mio cuore e la mia mente; eppure anche se ti appartengo, mi sento libero, libero e amato fino in fondo; mai abbandonato, anche se la prova è dura, anche se la morte si avvicina, saperti uomo, mi riempie della speranza certa del cielo: "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato”.

Nessun commento:

Posta un commento