lunedì 25 gennaio 2021

Mandati ...

Atti 22,3-16 e Marco 16,15-18


Discepoli del Signore per essere che cosa? Cosa cambia nella realtà se io porto il Vangelo con la mia vita e la mia testimonianza?
Questa finale di Marco - senza entrare nel merito della critica testuale sulla storicità del testo - è comunque riconosciuta già dal II secolo dC; io personalmente ma ritengo una rilettura redazionale necessaria per dare al Vangelo una conclusione che conduce alla missione della comunità dei discepoli.
È in questa prospettiva che possiamo meditare questi ultimi versetti: come portare Cristo ai fratelli; come essere il prolungamento di quella esperienza di amicizia vissuta in Galilea e maturata fino a Gerusalemme nella passione, morte e risurrezione di Gesù?
La tensione missionaria, l'annuncio, l'invio, da sempre caratterizzano essere discepolo di Gesù. Se nel tempo ci siamo seduti sulla realtà missionaria, la sua riscoperta ci riconduce al modo originario del nostro essere discepoli.
Ecco allora che diventiamo miracolosi strumenti di grazia, attraverso le nostre mani è Dio stesso ad agire, offrendo vicinanza e guarigione, libertà e salvezza. Inviati, invitati a portare il Vangelo vissuto nella nostra quotidianità, perché le nostre parole – diventate sua Parola – possano accompagnare e convertire i fratelli che incontriamo, accostandoli al Signore che in questo modo vuole farsi loro compagno di cammino. Come inviati ai fratelli di Cristo, in tutto e per tutto, ci riscopriamo abili proprio lì dove sempre ci eravamo sentiti insufficienti; per l’amore e con l’amore diventiamo capaci di superare i limiti, ci scopriamo capaci di abitare la realtà che in questo modo si rinnova.

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