mercoledì 3 marzo 2021

All'apice di tutto il dono della vita

Geremia 18,18-20 e Matteo 20,17-28


Quando il cammino di Gesù si dirige a Gerusalemme, è chiaro che il tempo del Vangelo corrisponde agli eventi della passione; cioè l'insegnamento, la fraternità, il condividere la vita, tutto si misura con la drammaticità di quell'evento che è la passione, morte e risurrezione. Questo compimento cruento e tragico della vita di Gesù non deve portarci fuori strada, in un angoscioso richiuderci in noi stessi. La drammaticità corrisponde all'irrazionalità del peccato dell'uomo, a cui nel mistero, il Signore si consegna inerme. Gesù fa dono di sé stesso, della propria vita, offre tutto il vissuto di quegli anni, affinché sia anche possibile distruggerlo e umiliarlo; affinché la morte possa mettere la sua pietra tombale. Gesù non si preoccupa di tutto questo e nel suo salire, nel suo avvicinarsi, nel suo partecipare al compimento degli eventi, già apre alla comprensione della salvezza. Gesù non subisce la "passione", ma ogni suo sforzo mira a coltivare nel cuore dei suoi amici, i dodici, il germe vitale del Vangelo. La buona notizia, la notizia nuova si radica attraverso quella relazione amicale che è amorevolezza, e servizio reciproco. Il servire è per Gesù donare se stesso, fino a dare la vita. Questo è il vertice del Vangelo, Dio dona la sua vita ... e salva l'uomo dal suo male. I discepoli di Gesù, da allora, hanno iniziato a sperimentare come nel servizio e nel donarsi gli uni agli altri, tutto viene redento e salvato. Nel dono di noi stessi, ogni giorno poniamo, il germe delle cose nuove di Dio, seminando amore nella dura realtà dell'uomo. Il salire a Gerusalemme corrisponde quindi, al salire il monte del nostro IO, raggiungere il vertice dell'essere uomo e donna e innalzarvi sopra la croce del proprio donarsi gratuitamente. 

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