venerdì 26 marzo 2021

Quando quel "Cristo" diventa importante?

Geremia 20,10-13 e Giovanni 10,31-42


Il problema reale è sorto quando alla domanda dei giudei: "Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo dillo a noi apertamente" (Gv 10,24). A cui segue una risposta molto articolata in cui Gesù mette in evidenza le opere da lui compiute, il vincolo di amore che si può realizzare con lui e la relazione con il Padre; tutto di conclude con: "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,25-30).
"Sei tu il Cristo?"
Le opere di Gesù,  il suo agire nella volontà del padre coinvolge il mio agire?
La relazione che io ho con Gesù corrisponde a quella prendersi cura dell'intimità pecora-pastore, che nasce  dall'ascolto della Parola, e da un vincolo reciproco di amore che è mettere in comunione la vita?
L'esperienza di figliolanza che Gesù vive è una esperienza solo sua, oppure è una relazione in cui anche io mi sento oggetto della paternità di Dio?
Questi punti in realtà costituiscono il motivo per cui molti seguono Gesù oltre il Giordano ... tornano nei luoghi del Battista, e fanno memoria di ciò che il Battista disse di quel Maestro di Galilea: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo" (...) "E ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio" (Gv 1,28-34).
Non fu facile nemmeno in presenza riconoscere in Gesù il Cristo, al punto che tutta l'ortodossia giudaica già aveva preparato il tumulo di pietre per nascondere agli occhi del mondo il ricordo di quell'uomo, la cui azione e presenza era diventata  ingombrante.
Io oggi posso anche riconoscere e affermare che Gesù è il Cristo, ma se non cambia nulla nella mia vita di fade è una adesione formalmente vuota, è un parlare senza convinzione, senza cuore. Quando quel "Cristo" diventa importante?
... Ripercorri le parole che Gesù dice ai giudei (Gv 10,25-30).

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