giovedì 11 marzo 2021

Il dito di Dio

Geremia 7,23-28 e Luca 11,14-23


Nella scrittura, quando si dice "dito di Dio", l'espressione conduce a descrivere la cura premurosa e attenta di Dio verso le sue creature. Esprime la Sua potenza che sostiene la vita; rimanda al dono della legge e dello Spirito che scrive incidendo le sue parole nel cuore.
Generalmente il "dito di Dio" indica la potenza che Dio usa per salvare il suo popolo schiavo in Egitto; come anche i prodigi che il Signore compie a suo favore sorprendono gli egiziani: "Allora i maghi dissero al faraone: È il dito di Dio!" (Es 8,15). Sono diversi i riferimenti della scrittura, essi spaziano dai salmi, cui si esprime stupore per l'opera delle dita di Dio; sono il dito che incide le tavole della legge, che Geremia auspica come scrittura nel cuore; in Daniele queste dita sono profezia del compiersi della volontà dell'onnipotente.

Quando questa espressione viene accostata all'agire fi Gesù, lo è in riferimento alla sua azione di liberatore dal maligno, ma è anche il dito della Misericordia che scrive per terra, di fronte al tentativo di lapidare la donna peccatrice. Al di là di tanti ritorni della scrittura, l'espressione in bocca a Gesù lascia quasi intuire nel non solo è giunto a voi il regno di Dio, ma che lo stesso regno è opera del dito di Dio. Espressione che coinvolge direttamente l'agire del Padre nell'agire di Gesù per vincere il male del mondo e dell'uomo, come anche il suo agire per rinnovare ogni cosa, "è, appunto, il Dio di Dio".


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