lunedì 15 marzo 2021

Cammino, parole e fede.

Isaia 65,17-21 e Giovanni 4,43-54


Continua il cammino di Gesù, dalla Giudea, alla Samaria e ora di nuovo in Galilea. A Cana Gesù nel suo andare di città in città. Incontra un uomo, funzionario del re, ma prima di tutto un padre, il cui figlio sta morendo. Il cammino di Gesù in realtà è fatto di incontro e di sguardi di vicinanze, di volti. Abbiamo già visto come non c'è distinzione, Gesù incontra poveri e ricchi, peccatori e presunti giusti, uomini e donne, scribi e farisei ecc...
Quando pensiamo all'annuncio della Parola, alla predicazione, non dobbiamo mai distogliere la nostra attenzione da questo retroterra: la Parola annunciata è accolta nella quotidiana feriali tra della vita. È questo incontro tra parola e vita che determina lo spazio in cui nasce e si sviluppa la fede. È quanto succede a quell'uomo, funzionario del re, che carico della sua fragilità e impossibilità, fa appello a quelle parole, che ora sono ormai la sua unica speranza di guarigione ore il proprio figlio Amato.
Lui che è un uomo del potere fa esperienza che non può nulla, se non affidarsi a quelle parole a volte accettate a volte contestate del maestro di Galilea. Ma è proprio quella esperienza di affidamento, forse un po' forzata, che diviene condizione necessaria ma fondamentale per la sua fede: "Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino". Il potere della parola, più che un atto di potenza manifesta è un segno riconosciuto nella umiltà di un cammino da Cana di Galilea Cafarnao.

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