venerdì 12 marzo 2021

Amore totale

 Osea 14,2-10 e Matteo 12,28-34


L'amore a Dio è totale e non totalitario. Questa sottile distinzione serve a recuperare una condizione distorta dell'amore verso Dio che si annida negli scrupoli di molti credenti: l'amore antagonista tra Dio e i fratelli. Ma non è solo questo, la visione dell'amore, è in una costante e profonda trasformazione; forse anche anche un poco in antitesi con la visione cristiana dell'amore, colpevole di aver ingabbiato l'amore all'interno di una rigidità morale che esalta l'esperienza dell'amore al parossismo, mortificando l'amore dei sentimenti e del corpo. Ma in realtà questa interpretazione trasforma l'amore in un Dio, che dalla fede cristiana è ingabbiato, e avvilito.
L'evangelista Giovanni non ci parla dell'amore che è Dio, ma di Dio che è amore! È questo il vero punto di partenza della fede in Gesù Cristo. Ma il mondo di oggi, pone un ben altro interrogativo, cioè: "Chi può stabilire che cosa è oggi l'amore?"
Per noi discepoli di Gesù, dire "Dio è amore", significa riconoscere che Dio non resta in se stesso ma si comunica attraverso l'esperienza dell'amore. Gesù stesso (il figlio di Dio) è l'amore mandato a intercettare la nostra umanità, ferita e bisognosa di essere amata. Alla fine si capisce che è il punto di partenza dell'amore, che determina le conseguenze di ciò che è riconosciuto come amore e di come l'amore appartiene alla nostra umanità. Il comandamento non vuole fissare rigidamente un totalitarismo, ma porre un punto fermo sulla origine dell'esperienza di amare. In questo amore totale ci stanno tutti i nostri amori, tutte le espressioni dei sentimenti, come anche i desideri di dare forma all'amore. Il nostro discernimento morale è altra cosa ancora. Perché significa rileggere l'esperienza di amare rispetto alla sua origine, e rispetto alla nostra vita oggi, e dare un giudizio per non smarrire il riferimento con ciò che è all'origine dell'amore, cioè Dio. La libera frenesia di un tempo passato, si infrange ora nei limiti e restrizioni della pandemia, ma tutto questo mostra un disastro umano e ci fa cogliere lo smarrimento per le cose più belle e più care, i nostri affetti, la nostra capacità di amare e soprattutto di ricevere amore. Il discepolo di Gesù, senza nulla imporre, riconosce che l'amore prima di essere un diritto, trova come origine il Padre, Dio, che ci precede nell'amare.

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