domenica 14 marzo 2021

Nicodemo ha scoperto che Dio ci ama!

2 Cr 33,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

Siamo già a metà quaresima alla quarta domenica, che nella liturgia corrisponde alla domenica "Laetare", cioè della gioia, della Letizia. 

Gioia e Letizia anche in questo momento in cui, le restrizioni si fanno più forti e pressati; le limitazioni diffondono la loro preoccupante urgenza ... La fatica del quotidiano avvilisce ogni aspettativa, gli ospedali sono intasati; tanti amici accanto a noi soffrono e vivono la fragilità della malattia e altri a cui volevamo bene il virus se li è portati drammaticamente via.

Come! ... domenica della Letizia? Quale gioia vi può essere in tutto questo che viviamo?

Come riconoscere in questa realtà la gioia; come innestare un germe di Letizia, cioè speranza per un futuro vicino in cui potremo ancora tenerci per mano sentire il battito del cuore di un amico, di una moglie, di un figlio? La Letizia diviene oggi, la benevolenza, cioè il volere il bene dell'altro e la solidarietà, cioè la disponibilità al servizio si fratelli.

Oggi nel Vangelo ho letto e abbiamo ascoltato una frase che è solo in questo Vangelo e non è mai detta  in nessun'altra parte della Bibbia. Una espressione che è dirompente, che spiazza tutta la nostra comprensione dell'amore, e di Dio: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto".

Spesso colleghiamo l'amore ai sentimenti, alla relazione affettiva, all'essere della coppia ecc... Ma l'amore è ben di più ... 

Noi siamo fatti per amare siamo fatti di amore. La nostra carne, non è solo carne umana, ma è una carne di amore. Quando amiamo tutta la nostra persona ne è coinvolta e vibra dell'esperienza di amare. Amare non è solo passione di adolescenti o giovani; non lo è, perché da adulti si comprende e percepisce che l'amore resta e supera quella condizione di giovinezza che invece viene meno: l'amore resta possibile.

L'evangelista Giovanni vorrebbe che anche noi, ascoltando queste parole, vivessimo l'esperienza unica e straordinaria di Nicodemo: sentire risuonare in noi le parole di Gesù, parole che ti cambiano radicalmente lo sguardo sulla realtà, sul mondo e sui fratelli. 

Come può l'uomo fare esperienza di questo amore di Dio, come ci si può fidare di questo amore? Come credere che Dio ci ami in modo così totale?

Credo che oggi più che mai, soprattutto in questo tempo di segregazione, di astinenza dagli abbracci, dalle carezze,  riusciamo a capire che l'amore che sentiamo dentro di noi vorrebbe dilatarsi e dilagare fuori di noi ... e raggiungere la persona amata, raggiungere comunque un altro.

Ecco che anche Dio ama, come noi! Perché in realtà noi nella nostra umanità amiamo come Dio. L'amore che Dio ha in sé non può rimane congelato nella eternità, aspettando di manifestarsi al termine della nostra vita, ma deve uscire da lui per raggiungere l'altro! Raggiunge noi, che siamo amati da Lui fin dal principio. Quell'amore ci è donato nella carne - come a nostra -, di Gesù, suo figlio, l'amato.

Dio vuole amarci, ecco proprio questo è il punto di partenza, Lui che è amore - come ci dice l'evangelista Giovanni -, vuole amarci e lo fa, oggi, attraverso il nostro amare, attraverso la nostra carne, perché questa carne è la stessa carne di Gesù, nella quale siamo tutti fratelli. Gesù vive di questo amore del Padre e anche con fatica - la fatica del Getzemani - quell'amore è crocifisso per donarlo totalmente a noi, in quel suo morire ci dona il meglio di sè ... Tutto il suo amore. Sulla croce Dio donna il meglio di se ... 

È bella esperienza di amare e di amarci, in essa, noi percepiamo di essere fatti per amare, e sappiamo che l'amore genera la nostra stessa umanità.

Ma ugualmente amare per noi è fatica per quanto è bello; è difficile per quanto necessario; è impossibile per quanto desiderabile.

Noi viviamo ma contraddizione del nostro limite e della nostra fragilità proprio in ragione della possibilità di amare ... Amare ci destabilizza per quanto ci umanizza.

È questo guazzebuglio che abita il cuore di Nicodemo ... È questo guazzebuglio che è affascinato dalle parole di Gesù ...

Queste parole non sono un monologo, ma sono quelle che Gesù confidò a Nicodemo in quella notte, nella quale, raccolto un po' di coraggio Nicodemo andò a cercare il Signore.

Chi era Nicodemo?  È un membro del Sinedrio, e in questo ruolo difenderà Gesù quando i Farisei avrebbero già voluto farlo arrestare.  A differenza di altri del sinedrio è rimasto colpito in modo positivo dalle parole di questo Maestro della Galilea.

Era un dottore della legge, un uomo di fede, un uomo buono, forse non un uomo particolarmente coraggioso, ma che ugualmente sarà insieme a Giuseppe di Arimatea - dopo ma morte di Gesù - per deporre il corpo nel sepolcro.

Ed ecco che spinto dal desiderio e dalla curiosità Nicodemo va da Gesù di notte, per parlare con Lui, fuori città, lontano dagli occhi dei "colleghi farisei". Essi provano fastidio per questo nuovo rabbì senza diploma, con i sandali polverosi, che viene da Nazaret, dalla Galilea dei pagani, una terra da cui non è mai venuto fuori un profeta, mai nulla di buono. Eppure Nicodemo, nonostante viva tutto di quella città Santa, in cui tutto soddisfa il senso di Dio, dove il Tempio era splendido, le liturgie solenni, le regole morali erano chiare; Nicodemo sprofonda nelle domande e nella ricerca di quel mistero di cui quel Messia è Luce.

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