venerdì 21 maggio 2021

... alcune questioni relative alla loro religione ...

Atti 25,13-21 e Giovanni 21,15-19

Lo sfondo della predicazione dei discepoli di Gesù è quello della loro incapacità di essere offensivi, non siamo di fronte a sovvertitori dell'ordine pubblico, o a cospiratori contro lo stato; ma sono semplicemente uomini e donne che seguono le parole di un maestro di cui affermano essere risorto dalla morte. Non emerge ancora, però, la vera accusa contro i discepoli di Gesù, come d'altronde neanche contro Gesù al procuratore Romano, Pilato, furono portate prove per giustificare la condanna a morte; più volte Pilato affermerà che "non trova il Lui alcuna colpa". La irrilevanza per l'autorità Romana delle accuse portare contro Paolo dai giudei è testimoniata dalla lungaggine decisionale e indecisione circa il suo caso. Col procuratore Felice inizia l'iter giudiziario, e nel frattempo passano due anni, poi Festo riconoscendo che le accuse sono solo questioni religiose giudaiche, tergiversa e poi per poterlo inviare a Roma cerca in tutti i modi anche con l'aiuto di re Agrippa e Berenice, di raccogliere un capo di accusa, non facile da sinterizzare. Sotto certi assetti in ciò che accade a Paolo risuona tutto ciò che accadde a Gesù, condotto alla morte è tolto di mezzo per una ingiusta sentenza. In tutto questo cosa emerge se non che l'agire dei discepoli di Gesù e il loro modo di annunciare il Vangelo con la vita vivendo l'esperienza di Cristo in loro, interagendo con la realtà e la quotidianità. Essere Chiesa non significa occupare spazi di potere e di prestigio sociale, ma significa interagire con la vita, perché la vita di Cristo risorto dalla morte sia il tesoro nascosto e scoperto da ciascun uomo e donna, nella propria esistenza. Chiaro, non sono solo questioni circa la religione ...

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