venerdì 28 maggio 2021

O beata nostra umanità!

Siracide 44,1.9-13 e Marco 11.11-25


Rileggendo il Vangelo di Marco, quest'anno mi sembra di cogliere sfumature e approcci completamente nuovi. Nuovamente la pagina del Vangelo di scuote; da un lato fa emergere i tratti umani di Gesù, che mi portano a considerare che ciò che appartiene all'umano non va primariamente giudicato moralmente: Gesù irritato per la mancanza di fichi; Gesù che istintivamente maledice il fico; Gesù furibondo che scaccia i mercanti dal tempio; ecc ... Dall'altro, la stessa umanità del figlio di Dio ha in sé tutta la forza e l'istintività della sua natura, e non per questo va tutto collocato come moralmente corrotto o imperfetto. Emozioni, istintività, pulsioni e tante altre reazioni interiori ed emotive esprimono e traducono l'esistenza e la vita della persona, anche del Figlio di Dio. Forse per troppo tempo abbiamo rinchiuso l'uomo nella gabbia del perbenismo e del moralismo, adombrando la natura umana con il velo del peccato originale da renderla sempre o quasi inadeguata. Ma questa pagina di Vangelo ci racconta anche di una umanità di Gesù capace di pregare, in un modo che solo chi è umano può fare. Pregare nella certezza di essere non solo ascoltato ma soprattutto esaudito, e questo perché si ha fede in colui che ascolta, si ha certezza nell'amore di Dio per noi. Questa esperienza spirituale appartiene all'umano. 

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