mercoledì 12 maggio 2021

Il Dio ignoto

Atti 17,15.22-18,1 e Giovanni 16,12-15


Annunciare Cristo, non significa parlare o discutere dei massimi sistemi. Anzi, ad Atene percepiamo che il confronto con una cultura diversa, con un pensiero e una filosofia che ha tutt'altro fondamento rispetto alla tradizione ebraica, non deve essere considerato un ostacolo ma è invece una opportunità per entrare in dialogo. Certamente all'inizio dell'annuncio del Regno di Dio, non ha escluso il dialogo con nessuno, neppure l'esperienza di essere screditati e scartati, sentirsi derisi come anche percepire di essere ascoltati e che il dialogo non produce l'esito sperato; tutto questo non comporta una chiusura o una rinuncia rispetto alla missione che si sta compiendo. Esiste un rapporto con la realtà che non è quello di una autorità (della Chiesa) che si rivolge a chi è attorno/vicino; ma è prima di tutto un comprendere e conoscere chi è attorno/vicino: "Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: A un Dio ignoto”.
Paolo, senza nulla negare della sua esperienza di Gesù Cristo, entra in dialogo cercando di valorizzare ciò che la cultura, la religiosità e la tradizione di Atene rappresenta di buono e di importante come valore da comunicare.
Che cosa è questo "Dio ignoto?" Forse pensiamo che rappresenti una divinità nascosta; una divinità che risulta avvolta dal mistero? Paolo rilegge quell'altare alla luce della sua esperienza e comprende il Dio ignoto come il Dio che non corrisponde a qualsiasi nostra rappresentazione. Dio non è rappresentabile, anche se, è facile anche per noi, ridurre Dio a un'insieme di conoscenze o indicazioni per ma morale, utili nelle varie situazioni della vita. Ma Dio non è questo ... 

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