mercoledì 19 maggio 2021

Un padre apostolico

Atti 20,28-38 e Giovanni 17,11-19


Il discorso di saluto di Paolo alla comunità di Efeso, ci consegna un ritratto straordinario di un uomo, di un predicatore instancabile e di un padre amorevole. Non siamo abituati a riconoscere nei tratti forti e radicali di Paolo, tanto spessore umanizzato dalla grazia, eppure è proprio così: Paolo trae consistenza da una umanità estremamente articolata e complessa, come anche estremamente sensibile e attenta a confrontarsi sempre con l'umanità del Signore Gesù. Rileggiamo il passo di Atti, di oggi per fare risuonare anche in noi la stesa attenzione, lo stesso desiderio di cura, la stessa paternità e amorevolezza che Paolo a affidato alla comunità di Efeso. Ecco, il suo saluto è proprio un affidare l'eredità di sé stesso. Ciò che chiede agli anziani della comunità è ciò che lui stesso a vissuto e a espresso nel generare alla fede quella comunità; egli ha custodito fin dal principio ciò che gli era stato affidato. La comunità non era un suo possesso, la comunità che lo spirito suscitava nasceva in forza del sangue (amore gratuito) di Cristo, e non per un personale suo carisma. È in questo confronto che possiamo maturare uno stile comunitario privo di doppiezze e convenienze. Oggi questa lettura non solo suggerisce, ma pone al cuore della comunità il prendersi cura prima di un qualsiasi fare e progettare. È un saluto che diviene una disanima corretta e cordiale circa il nostro modo di vivere la comunità in modo libero e liberante insieme, garanzia di una crescita continua anche rispetto a tutte quelle fragilità che ci accompagnano.


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