lunedì 10 maggio 2021

Un annuncio famigliare

Atti 16,11-15 e Giovanni 15,26-16,4


Da che cosa nasce la nostra conversione a Dio?
Noi nativi catechistici, da una parte abbiamo un modo di pensare la conversione come conseguenza di un ragionamento intellettuale, come il punto di approdo della razionalità; come pure dall'altra accettiamo - una idea romantica - la conversione come conseguenza di una irruzione di Dio nella sfera sentimentale-istintiva. Tutto questo agita la modalità di vivere la conversine in relazione alla nostra umanità, con la conseguenza che viviamo sbilanciati da un estremo all'altro. Il testo di Atti di oggi, ci accosta invece a una modalità di conversione e che non ha nulla di quanto noi presumiamo a origini. La conversione al Dio della vita scaturisce da questa vita stessa e si esprime nelle parole che ci vengono condivise; come anche negli incontri che facciamo; negli atteggiamenti che ci vengono offerti; nei pensieri che si intrecciano con i nostri pensieri; nel confronto con la differenza di "linguaggio culturale"; ma pure nell’immediatezza di un reagire a ciò che viviamo, un reagire viscerale. Nel racconto di atti, il modo in cui Paolo condivide la conoscenza di Cristo, parte dall'estrema famigliarità dei luoghi, e delle situazioni di vita. Per Lidia il momento della spiritualità è quello del confronto con le parole che si intrecciano senza confusione ma anche senza segnare fratture, generare distanze. Questo generarsi della fede - la conversione - si esprime nell'atteggiamento di generosa e gratuita ospitalità.

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