At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1 Gv 4,7-10; Gv 15,9-17
Nella Bibbia si narrano storie di amicizia, come quella tra Gionata e David o tra Rut e Noemi. Ci sono espressioni che descrivono l'amicizia che suscitano commozione: "Perché dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio; dove morirai tu, morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te" (Rt 1,16-18). O anche parole di una sensibilità intima come: "Una grande pena ho per te fratello mio, Gionata! Tu mi eri molto caro: la tua amicizia era per me preziosa più che amore di donna" (2 Samuele 1,26). La parola amicizia esprime un contenuto che raccoglie un moto interiore che in realtà è un flusso sentimentale, istintivo e razionale che coinvolge tutta la persona. L'amicizia, non è la conoscenza, la simpatia o l'inclinazione naturale e sentimentale verso una persona scelta a priori. L'amicizia è scoperta dell'intimo ed esistenziale legame che ci unisce ai nostri fratelli. Gesù non usa mai, così come ci testimoniano i vangeli la parola amicizia con sufficienza o facilità, solo Giovanni ci riporta questo utilizzo, in riferimento all'amico Lazzaro, a Marta e Maria e in riferimento al gruppo dei discepoli. Questa particolare rarità ci testimonia una consapevolezza dell'amicizia che forse nel senso comune non era percepita. Per Gesù l'amicizia esprime un amore autentico in cui sentimenti e vita si intrecciano in una comunione di affetti, di pensieri, di scelte, di ideali. Ed è per questo che quando l’altro muore, tu senti "una grande pena", come afferma Davide, perché è come se fosse strappata una parte di te stesso. In una società come la nostra ricca di relazioni facili, sbrigative e superficiali i legami profondi interpersonali si allentano, ci si accontenta di contatti, spesso segnati dal calcolo e dall’interesse, incapaci della gratuità che è la caratteristica specifica dell’amore. Oggi il Vangelo, ci obbliga a dare una estrema concretezza e autenticità all’amicizia, con lo stesso stile,con la stessa passione e vita di Gesù che visse in profondità questo sentimento e che ci lasciò parole ancor più ardenti di quelle di Gionata, proprio poche ore prima della sua morte: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i suoi amici… Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi" (Giovanni 15, 13.15). Scopriremo Dio onnipotente amico e l'amicizia di Gesù se anche noi nei nostri rapporti sapremo fare emergere l'amicizia come relazione autentica e scelta dell'altro, ma questo scopriremo essere il presupposto per vivere il comandamento di amarci bella più bella libertà e autenticità; questo ci dimostra che umanamente siamo capaci di essere a immagine e somiglianza di Dio.
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