sabato 22 maggio 2021

Fine degli Atti degli apostoli

Atti 28,16-20.30-31 e Giovanni 21,20-25


Con questa pagina si conclude la narrazione di Atti attraverso la figura di Paolo, ormai arrivato a Roma in attesa del giudizio dell'imperatore.
Ma non è una vicenda giudiziaria che conclude la narrazione lucana, ma il senso profondo che Paolo riesce a scorgere nella sua vicenda personale: tutto è in funzione dell'annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo.
I due anni che Paolo trascorre a Roma, rappresentano il tempo utile per consolidare e generare la comunità cristiana di Roma perché possa maturare e crescere in quella comunione con il Signore che è il fondamento dell'esperienza apostolica.
Anche il dialogare con la comunità giudaica, non è un semplice "escamotage", per accattivassi il consenso o la vicinanza dei Giudei di Roma, ma per Paolo è la prima occasione di testimoniare a Roma il Signore risorto; una continua memoria delle Parole che il Signore aveva annunciato di lui attraverso Anania: "costui è l’oggetto della mia scelta, per portare il mio nome davanti alle nazioni, nonché ai re e ai figli d’Israele. Perché sono io che gli mostrerò tutto ciò che dovrà soffrire per il mio nome"(Atti 9,15-16). A Roma Paolo riesce a comprendere come quella scelta particolare che il Signore ha fatto di lui, era finalizzata a portare nel cuore del mondo di allora l'annuncio del Vangelo. Il Vangelo è per sua natura destinato al cuore di ogni uomo e a generare nel cuore del mondo l'intima nostalgia di Dio. Ogni discepolo di Gesù, è chiamato dal maestro ad andare a Roma, a immergersi nel cuore del mondo, per essere giudicato dal mondo per l'amore che nutre per il maestro. È questa esperienza che focalizza il finale mettendo in secondo piano, quasi in ombra, tutta la questione personale e le vicende che porteranno Paolo a testimoniare con il dono della vita.

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