giovedì 19 agosto 2021

Dipendiamo dalla grazia di Dio.

Giudici 11,29-39 e Matteo 22,1-14


Come molti uomini biblici, la fede di Jefte non era perfetta; egli infatti aveva un concetto sbagliato di Dio. Immaginava che fosse necessario comprare da lui dei favori, pur sapendo che solo Yhwh poteva salvare il suo popolo e mettere i nemici nelle sue mani, Jefte credeva fosse necessario fare un voto per poter ottenere il suo aiuto. Ma è in forza di questa sua credenza che Jefte fece un giuramento terribile: sacrificare la sua unica figlia. Solo le religioni create dagli uomini portano in sé l'idea di scambiare con Dio favori per ottenere ciò che si chiede, nella fede biblica questa narrazione contrasta con l'irruzione di Yhwh che opera per grazia. Dopo la vittoria, Jefte torna a casa sua onorato dal popolo; quel giorno sarebbe stato il più importante della sua vita. Ma è proprio il tentativo di voler comprare il favore di Dio che trasforma quel giorno in una sciagura, quel voto è di per sé assolutamente sbagliato. Ciò che Jefte vive è una religiosità idolatrica, che riflette il comportamento religioso di chi si rivolge agli idoli pagani e non al Dio di Israele. La drammaticità del racconto non fa altro che sottolineare la necessità di quella risolutiva conversione del cuore che solo apre a comprendere un Dio di totale gratuità e amore: non sarai mai capace di fare qualcosa per Dio, ma dovrai stupirti e riconoscere quello che Dio fa per te; per ciò non quello che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me.

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