giovedì 5 agosto 2021

Acqua dalla roccia

Nm 20,1-13 e Matteo 16,13-23


Nessuno può pensare di realizzare le promesse di Dio, separatamente e autonomamente da Dio. La condizione del popolo nel deserto è estremamente drammatica: la fatica,  la disillusione, il non vedere all'orizzonte la meta, suscita un senso di sfiducia e una forma di ribellione: "Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto l’assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame?"
A volte nella nostra quotidianità non riconosciamo nulla che ci permetta di trovare un appiglio e una consolazione che ci rinsaldi rispetto alle promesse di Dio e alla sua vicinanza. Lo scoraggiamento ci conduce progressivamente a rinnegare il vincolo di amore con il Signore (Patto) che in certi momenti siamo stati capaci di accettare e custodire.
Ma la nostra roccia, non è semplicemente una pietra dura nel deserto da cui con un colpo di bastone Mosè fa sgorgare una sorgente di acqua; la nostra roccia è Cristo.
Lui è il nostro appiglio nella fatica e nel disorientamento di ogni deserto. È Cristo-roccia la sorgente dell'acqua cioè della vita, anche lì dove tutto ci può parlare di morte e di fallimento.
Un appiglio è cosa piccola, ma è fondamentale per rimanere aggrappati e saldi, un appiglio può essere sorgente di vita.

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