domenica 8 agosto 2021

Il pane del cielo è una domanda su come amiamo

1Re 19,4-8; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51

 

Papa Francesco in un Angelus del 2014 ha detto: "... nel discorso sul “pane di vita”, tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, egli afferma: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".

Gesù sottolinea che non è venuto in questo mondo per dare qualcosa, ma per dare sé stesso, la sua vita, come nutrimento per quanti hanno fede in Lui.

Tutto l'agire di Gesù è in questa direzione, fino a compiersi per Giovanni nel gesto della lavanda dei piedi e delle parole che ne seguono. La comunione con Gesù alimenta in noi il dono che ciascuno è chiamato a fare di sè stesso, se vuole essere come il suo maestro.

Che cosa è nella nostra vita il pane del cielo, l'eucaristia di ogni domenica?

È l'amore di Cristo per noi: ecco l'Eucaristia. Amore che si dona, amore che rimane, amore che si comunica, amore che si moltiplica, amore che si sacrifica, amore che ci unisce, amore che ci salva.

La comunione ci suggerisce di vivere relazioni aperte, sincere e vere, capaci di perdono e di comprensione. Relazioni che superano il giudizio e si caricano della possibilità del cambiamento. Quando le nostre relazioni hanno queste caratteristiche?

Credo quando si è disposti sempre a mettersi in gioco e a rinunciare alla propria presunzione di essere già arrivati alla meta: sono nato imparato, mi sono fatto tutto da me stesso, non sono mai stato di peso ad alcuno.

Un aspetto unico e assai bello della nostra fede è la sua intima connessione con la vita. Per questo Dio, accade nella nostra esistenza concreta, attraverso dei segni reali e metafore profondamente radicati nella nostra esperienza umana. Dio vuole farci capire e desiderare quanto è arricchente e capace di dare senso alla nostra vita l’incontro personale con Lui.

Ecco allora che l'eucaristia domenicale lo possiamo riconoscere come l'incontro personale con lui.

Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa non solo ci nutriamo del Corpo di Cristo, ma la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo.

Fatta la comunione dobbiamo disporci prima di tutto ad attrezzare il cuore alla docilità, non posso custodire l'orgoglio!

La docilità alla Parola di Dio è fondamentale per piegare il pregiudizio. Poi dalla stessa comunione nasce il gusto e la consapevolezza della fraternità tra tutti noi, la comunione mi libera dai settarismi, dalle divisioni. È sempre dalla comunione deriva il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare e costruire speranza per i miei fratelli sfiduciati ed esclusi. In questo modo l'Eucaristia fa maturare uno stile di vita cristiano. La carità di Cristo, accolta con cuore aperto, ci cambia, ci trasforma, ci rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio.

E qual è la misura di Dio?

La misura è di essere Senza misura! La misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto! Non si può misurare l’amore di Dio: è senza misura! E allora diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama: e questo non è facile.

Amare chi non ci ama… Non è facile! Perché se noi sappiamo che una persona non ci vuole bene, anche noi siamo portati a non volerle bene. E invece no!

Dobbiamo amare anche chi non ci ama! Opporci al male con il bene, perdonare, condividere, accogliere. Grazie a Gesù e al suo Spirito, anche la nostra vita diventa “pane spezzato” per i nostri fratelli. E vivendo così scopriamo la vera gioia!

La gioia di farsi dono, per ricambiare il grande dono che noi per primi abbiamo ricevuto, senza nostro merito.

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