domenica 29 agosto 2021

Puro o impuro ... Ma è il nostro cuore

Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21-27; Mc 7,1-8.14-15.21-23


Domenica scorsa il papa all'Angelus ha detto: "Gesù afferma che il vero pane della salvezza, che trasmette la vita eterna, è la sua stessa carne; che per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui. Questo significa che non bisogna inseguire Dio in sogni e immagini di grandezza e di potenza, ma bisogna riconoscerlo nell’umanità di Gesù e, di conseguenza, in quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sulla strada della vita".
Dal discorso di Gesù sul pane del cielo che dona la vera vita, papa Francesco ci porta alle conseguenze dell'eucaristia (il pane del cielo) nella nostra vita di oggi.
Da queste parole sorge un evidente sospetto: Dio padre è nella umanità di Gesù ... e di conseguenza in quella dei miei fratelli e nella mia. Allora la mia umanità è veramente lo scrigno del mistero del Dio incarnato; e il mio cuore quindi rappresenta veramente la porta per introdurmi al cospetto dell'onnipotente?
Da un sospetto a un dramma! Ma se il mio cuore è di pietra, se il mio cuore è indurito ... Quale casa trova Dio in me da abitare, quale umanità è riempita di mistero?
Credo che effettivamente questo discorso ci debba mettere tutti in crisi ... Noi che il più delle volte ci limitiamo a vivere la superficie della fede - osservare dei precetti -, la superficie delle relazioni - buon giorno, buona sera ... Tutto bene ... -, la superficie dei sentimenti - ti voglio bene ... ma poi concretamente cosa vuol dire?-.
Ciò che ci impedisce di mangiare e gustare "il pane" che ci dona la vita vera, e di vivere l'eucaristia nel nostro quotidiano è il nostro essere asserviti delle norme, ai precetti morali, ma senza lasciarci toccare minimamente dall'esperienza di amare. In altre parole: Il nostro cuore (noi stessi) indurito, schiavo dell'egoismo, può anche fare delle belle liturgie, senza però vivere ciò che celebra. Il grande pericolo, per i credenti di ogni tempo, è di vivere una religione dal cuore lontano e assente, nutrita di pratiche esteriori, fatta di formule e riti; che si compiace dell’incenso, della musica, degli ori delle liturgie, ma non sa soccorrere gli orfani e le vedove, non si commuove per gli afgani, come non si preoccupa dei migranti dell'Africa o dei terremotati di Haiti.
Il cuore di pietra, il cuore lontano insensibile all'uomo, è la malattia che il Signore più teme e combatte. Il vero peccato che commettiamo è l'indifferenza, cioè il rifiuto di partecipare al dolore dell’altro.
Ciò che Gesù ci propone con il Vangelo è il ritorno al cuore, una religione dell’interiorità: "Non c’è nulla fuori dall’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro, sono invece le cose che escono dal cuore dell’uomo…"
Per rieducare il nostro stile di vita credente, anche oggi possiamo accompagnarci con tre parole: impurità, interiorità e cuore.
Per capire L'impurità partiamo dal concetto opposto, cosa è la purezza per Gesù? Non è di certo quella che pensano Scribi e Farisei ... La purezza del cuore non si ottiene con un rito. La purezza del cuore è la verità del nostro pensare - il bene dei fratelli -, il giudicare - comprendere senza puntare il dito - e amare - in concreto a partire dalla benevolenza, cioè vedere il bene.
La purezza del cuore è la condizione che più ci avvicina e ci lega al mistero del Dio incarnato, perché l'esondazione di amore divino che è l'incarnazione, ci provoca a desiderare la purezza del cuore. La purezza è come una benedizione continua nella vita dell'uomo, nel suo corpo, nella sua sessualità e nei suoi sentimenti ...
Mentre l'impurità è - come dice Gesù - tutto ciò che noi siamo capaci di generare dal nostro cuore, come realtà tossica. Ebbene sì, noi possiamo anche generare un amore tossico, capace e di spegnere e uccidere il vero amore. Siamo capaci di generare pensiero distorti, pur di giustificare e nostre bramosie, i nostri desideri e appetiti. Il nostro cuore può generare l'odio, la gelosia, l'arroganza, cioè, ciò che rende la nostra umanità disumana.
L'interiorità, come Gesù richiama quando ci dice da dentro e non da fuori ... rappresenta lo sguardo attento e costante al nostro cuore. Nell'interiorità avviene il cambiamento dei pensieri, l'educazione dei sentimenti la crescita nell'amore. Nell'interiorità il Vangelo, ogni giorno è capace di rigenerare nell'amore anche solo una piccola durezza o fragilità. Ecco allora che a partire dall'interiorità del cuore riesco a prendermi cura di me stesso e dei miei fratelli.
Ecco che il cuore - terza parola - è cosa molto seria, molto importante. Ciascuno faccia attenzione alle fibrillazioni - le accelerazioni legate alla istintività, quegli scatti impulsivi capaci di causare tanto danno -; attenzione alla durezza che è una sclerosi cardiaca - una rigidità che ci rende insensibili incapaci di compassione -; attenzione agli infarti - i blocchi dai quali non ci riprendiamo e che si rivelano fatali ... Irrimediabili per la nostra esistenza, anche cristiana.








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