sabato 28 agosto 2021

L'amore fraterno secondo Paolo.

1 Tessalonicesi 4,9-11 e Matteo 25,14-30


"Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato" (Gv 15,12), rappresenta il comandamento nuovo, che Gesù secondo Giovanni, affida ai discepoli nel contesto dei discorsi dell'ultima cena. Nella visione complessiva delle ultime volontà, quasi un vero e proprio testamento, il comandamento ne esprime la modalità di attuazione, il vertice e la sintesi.
Non è allora fuori luogo allora per Paolo, appellarsi a questo amore, come condizione che già appartiene alla comunità dei Tessalonicesi, al punto che per Paolo è superfluo trattarne: "riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva".
Ma se pure ciò fosse vero, Paolo mette in evidenza come nell'amore fraterno occorre crescere costantemente, non va mai dato per scontato, o per raggiunto. L'amore fraterno va costantemente alimentato e custodito. Per Paolo la crescita nell'amore fraterno non è questione intellettuale o sentimentale; si cresce nell'amare attraverso l'esperienza di amore. Ecco allora tre raccomandazioni paoline che non sono per nulla ovvietà:
- fare il possibile per vivere in pace: il senso in lingua greca sarebbe quello di impegnarci attivamente ad avere una vita tranquilla. Una raccomandazione strana, ma a pensarci bene necessaria; come è infatti possibile amare i fratelli se la mia vita è disordinata, caotica o sconvolta, come avrò mai occhi, attenzione e cuore per loro se io stesso non ho serenità in me? Ecco che l'auto disciplina nell'amarmi, mi permette di amare meglio il prossimo.
- occuparvi delle vostre cose: non certo in senso egoistico o di autoreferenzialità, Paolo scrive questo. In altre parole, dovremmo curare le varie responsabilità che Dio ci ha dato nella vita, ed è in questa cura che scopriremo anche la benevolenza come condizione di cui prenderci cura in modo concreto; la concretezza del volere bene all'altro.
- lavorare con le vostre mani: L’idea è quella di non essere pigri, ma di essere diligenti nel nostro lavoro, non certo per raggiungere un fine o una retribuzione, ma come per scopre nel lavorare, nell'agire, lo spazio dell'agire di Dio attraverso le nostre mani. Come è bello allora riuscire a fare, gratuitamente, qualcosa per un fratello, per l'altro.

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