venerdì 5 novembre 2021

"Ministri" di Gesù

Romani 15,14-21 e Luca 16,1-8

È una sorta di stupore che possiamo riconoscere nelle parole di Paolo. Lo stupore circa ciò di cui lui stesso è testimone: "Non oserei infatti dire nulla se non di quello che Cristo ha operato per mezzo mio ..."
Paolo non considera se stesso superiore agli altri, pur se consapevole di una vocazione unica che vive con orgoglio: "Così da Gerusalemme e in tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo."
Paolo è prima di tutto un uomo convertito che riconosce - con stupore - l'opera di Dio attraverso la sua persona e il suo agire. I successi nell'evangelizzazione - infatti - li attribuisce e riferisce come ciò che Cristo ha operato.
È questo il modo giusto di rileggere anche oggi, le nostre azioni relative all'evangelizzazione. Non saranno i nostri progetti pastorali a dare forza all'annuncio del Vangelo, ma sarà Cristo nella mitezza e dolcezza di un annuncio che tocchi la vita dei nostri fratelli; questo anche solo in quelle particolari circostanza di fragilità e fatica che però sono aperture alla grazia e alla vicinanza di Dio. Il nostro agire pastorale al pari di quello di Paolo non può non essere segno della stessa "mitezza" e vicinanza.

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