mercoledì 23 febbraio 2022

Come i bollini delle banane

Giacomo 4,13-17 e Marco 9,38-40


La tentazione è veramente forte, quella di mettere una etichetta a ciò che facciamo. Questo stile, della serie "io sono di Paolo, io di Cefa e io di Apollo ...", dilaga proprio all'interno della Chiesa e nei vari progetti pastorali che hanno rilevanza e visibilità.
Siamo di fronte a tristi rivendicazioni di ruolo, espressioni muscolari di una presenzialità che esprime solo la nostra fragilità e inconsistenza; ci affidiamo molto alle nostre sbandierate possibilità piuttosto che impiegarci e dissolverci nel realizzare il regno di Dio.
È possibile che una appartenenza non diventi motivo di identificazione e di pretesa! Diversamente sembra quasi di essere nella condizione di mettere il bollino sulle banane!

Ma dal Vangelo, le parole di Gesù sono esplicite nello smascherare una tentazione che era presente anche intorno a lui. Ma è proprio lui, il giovane maestro di Galilea, in fasce crescente di popolarità, a suggerirci che il bene non ha patenti, non ha corsie preferenziali. Il discepolo, seguendo le parole del maestro, deve preoccuparsi di vivere ed agire in quella misericordia, ossia nella vicinanza di Dio a partire dalla vicinanza a Gesù, è questo stile che supera i protagonismi sterili e le inutili identificazioni, tra bravi e più bravi.

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