domenica 27 febbraio 2022

È necessario sovrabbondare

Sir 27,5-8; Sal 91; 1 Cor 15,54-58; Lc 6,39-45


Come stare di fronte a questo Vangelo?
A un primo sguardo sembrerebbe un approccio morale alla nostra vita, al nostro stile, per cui:
- sei così privo di luce da condurre fuori strada i tuoi fratelli?
- sei così ipocrita da giustificare la tua trave e giudicare la pagliuzza del fratello? Che cosa è quel piacere maligno che provi nel ricercare ed evidenziare il punto debole dell’altro, a godere dei suoi difetti.
- non sai offrire il frutto del tuo albero? Non è che sai produrre solo frutti acerbi e non commestibili? Dio non cerca un albero senza difetti, ma gode dell'albero i cui rami sono piegati per i molti frutti buoni.
- perché trattieni il tuo tesoro in una avarizia tale che nessuno può averne beneficio? La vita è il tuo vero tesoro, ma non è solo per te stesso, essa è al servizio della vita di tutti i fratelli.
Se questa pagina di Vangelo fosse solo un richiamo moraleggiante a una etica rigorosa, il rapporto con questa parola si esaurisce in un atto di accusa a cui non potrebbe seguire se non una triste incapacità di corrispondere a una attesa che ci risulta impossibile. Ma alla fine delle parabole di Gesù c'è una espressione che provoca in un modo accattivante: "La bocca, infatti esprime la sovrabbondanza del cuore" ... Di quale sovrabbondanza si tratta, di cosa è fatta?
E se il Vangelo non fosse una semplice esortazione moraleggiante, quanto invece un invito a coltivare, a ricercare la sovrabbondanza del cuore a cui ciascuno può dare voce con la propria bocca?
Che cosa è questa sovrabbondanza? Credo che sia la nostra quotidianità, da immaginare come se fosse la nostra "bottega artigiana", in questa bottega possono accadere cose stupende; alla fine dal nostro costante e impegnativo "lavoro" può venire fuori una espressione nuova della nostra umanità. Possiamo essere uomini e donne nuovi, non solo migliori, ma completamente rinnovati dall'incontro con Gesù.
La nostra umanità è tutto ciò che poniamo sul banco di lavoro della nostra esistenza quotidiana. Le nostre mani possono cesellare, modificare, plasmare la nostra materia umana per farne il meglio che si può!
Seguendo il magistero di Papa Francesco, possiamo intuire quale grande responsabilità e opportunità ci è affidata, e come tutto questo si scontra e confronta insieme, con i nostri limiti e le nostre rigidità marmoree.
Papa Francesco ci invita a guardare a Gesù e fare della sua esperienza quotidiana il nostro itinerario nell'umano.
Ecco allora che siamo chiamati sempre di più a un vivere il quotidiano fatto di accoglienza, condivisione, ascolto fraterno, di vicinanza, mostrando così con i fatti la bellezza e la forza dell'immagine del figlio di Dio attraverso la nostra umanità. Da queste parole siamo incoraggiati a offrire le nostre energie, il nostro impegno a chi è nel bisogno e farci artefici di relazioni vere e sincere.
Il punto di partenza per la novità del nostro quotidiano vivere non è un itinerario di introspezione, o un giochetto di psicologia spirituale, ma il nostro battesimo, si parte dall'essere inseriti e uniti a Cristo; in quell'acqua Lui si è fatto accanto a noi; la sua luce ci permette di vedere e la sua vita che ci apre la possibilità di dare alla nostra esistenza la pienezza del per sempre.
Il nostro cammino quotidiano si colora della speranza della fede, e non è una speculazione intellettuale, ma un vero itinerario esistenziale accompagnato dalla sua Parola, ispirati dalla sua gioia, aperti all'attesa futura come condizione che si concretizza nel fare del bene e rifiutare il male e l'egoismo.
Questo Vangelo non è l'elenco delle nostre imperfezioni e dei nostri limiti ma ci introduce nella bottega umana in cui lavorare il dono di vita che noi siamo, generando frutti abbondanti, e oggi di fronte alla storia che viviamo ci invita a produrre sovrabbondanti frutti di pace:
261 "Fratelli tutti": Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. (...) Consideriamo la verità delle vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui perché abbiamo scelto la pace. Possa il mondo, per la nostra sovrabbondanza di frutti, trovare la pace. 

Nessun commento:

Posta un commento