domenica 13 febbraio 2022

Tra la beatitudine della povertà e i guai della ricchezza.

Geremia 17,5-8; Salmo 1; 1 Corinzi 15,12.16-20; Luca 6,17.20-26


Se siamo sinceri, noi tutti ci confrontiamo con il problema (che per noi è tale) della povertà e con l'aspettativa speranzosa della ricchezza. Chi vuole essere povero ... Nessuno! Chi vuole essere ricco ... Tutti!
Il magistero attuale della Chiesa, nella Fratelli Tutti dice: "È aumentata la ricchezza, ma senza equità, e così ciò che accade è che nascono nuove povertà".
Ricchezza e povertà generano una frattura insanabile nella conduzione di vite dell'umanità. Ma questo anche tra noi. Quante divergenze, attriti e liti ci sono a causa della "ricchezza"?
In effetti dobbiamo ammetterlo, l'economia e la finanza che generano flussi di ricchezza e che incoronano gli uomini e le donne più ricchi del pianeta, si alimentano sul principio dell'investimento e del profitto, non per tutti ma per pochi. Non è un caso, infatti, che alla concentrazione della ricchezza nelle mani di alcuni, corrisponde l'aumento delle povertà come condizione dilagante del mondo globalizzato.
Questa nostra realtà è desolante, la ricchezza non sta producendo un benessere diffuso, ma soprattutto delle ingiustizie e delle disparità a tutti i livelli; il nostro è un mondo che guarda al profitto e che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere per denaro.
Di fronte a questa analisi come risuonano, e che interazione hanno le parole della scrittura?
Maledetto l'uomo che confida nell'uomo ...
Benedetto l'uomo che confida nel Signore ...

Espressioni estreme, biblicamente determinanti, quasi dirompenti, non ci sono mezzi termini ... Accostare le parole di Geremia al Vangelo di questa domenica ci permette di leggere e attualizzare in modo non convenzionale le beatitudini secondo Luca.
La maledizione ovvero l'esperienza di una vita chiusa al mistero di amore di Dio, non ha prospettiva di eternità, ma tutta si consuma nell'auto generazione della felicità ... L'uomo che pone in se stesso ogni attesa e prospettiva è obbligato a rincorre una felicità frutto delle proprie mani ... È l'uomo che può vantare di essersi fatto da solo, in questo orizzonte possiamo collocare l'espressione di Gesù: "guai a voi ricchi!"
La beatitudine al contrario parte dall'esperienza del limite dell'uomo, dal proprio sentirsi inadeguato e bisognoso di essere sostenuto, custodito, e soprattutto amato. Io, dove trovo una certezza superiore alle mie possibilità? Non sono io a trovarla, ma è Dio a offrirmela. Io da solo non potrò mai dare compimento a me stesso; quindi, io non potrò mai generare una felicità vera e duratura! Ma se è Dio stesso a donarmela, offrendo sé stesso come compimento della mia ricerca? Tutto questo è il cammino di chi si affida a Dio, e si ritrova nelle parole di Gesù: "beati voi poveri!"
Allora, beati voi poveri che avete uno stile di vita povero, non certo per la condizione disumana, ma perché riuscite ad affidarvi a Dio nella vita, e lo incontrate in quelle vicende che non procurano una gratificazione immediata, come anche non una felicità facile da raggiungere.
Ma guai a voi ricchi, cioè voi che avete lo stile di vita del ricco; perché essendo ricchi ponete nella ricchezza il vostro desiderio di felicità; così non accogliete Dio nella vita; non vi affidate a lui, e non comprendete che Lui, il Signore dell'universo, sceglie il cuore del povero per abitarvi.
Ascoltando queste parole, non possiamo limitarci ai pensieri di giustizia sociale, ma dobbiamo sempre riconoscere che in queste parole tocchiamo Gesù, nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti; entriamo anche nel suo sguardo, in ciò che Lui vede come radice dei nostri mali: il nostro egoismo, la nostra avidità e voracità, la nostra insensibilità.
L'annuncio del regno dei cieli, iniziato a Nazareth nella sinagoga, si concretizza nella esperienza di ricchezza e povertà che Gesù nella sua vita ci offre come amorevolezza e gratuità, che sono l'antidoto contenuto nella povertà; antidoto capace di vincere l'egoismo e la morte che si annidano nella ricchezza.
Quel grido di Gesù è un avvertimento allo stile del ricco; è un mettere in guardia dall'egoismo che si trova nella ricchezza, un egoismo che accaparra tutto con avidità, per dominare sui fratelli, con la presunzione di essere superiore a tutti. Chi è povero invece, trova nel grido di Gesù l'origine della sua beatitudine, perché si riconosce nella possibilità di amare e donare tutto, fino al dono di sé stesso nel servire gli altri con umiltà. Noi ci intestardiamo pensando che il mondo sarà salvato dalla ricchezza derivante dal denaro e dal potere, ma in realtà sarà la povertà a generare la guarigione del nostro mondo, quella povertà di cui parla Gesù.

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