lunedì 21 febbraio 2022

Sull'orlo della fede

Giacomo 3,13-18 e Marco 9,14-29


La realtà della vita è spesso gravida anche di sofferenze che ci attanagliano tanto da renderci disumani, incapaci di relazioni, di chiedere aiuto, e addirittura talmente disperati da vedere nel dolore, nella sofferenza fine a se stessa una sorta di nicchia dentro la quale ci rifugiamo. Si cerca una soluzione, non arriva; si discute tra noi, senza arrivare mai a nulla; si fa appello alla religione, senza ottenere risultati. Di fronte a questo "insabbiamento", Gesù ci prende per mano se gli diciamo, se gridiamo: “Credo! Aiutami nella mia incredulità!”.
Ci rendiamo conto, in questi frangenti come la risposta di Gesù non è di circostanza: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". La vita ci porta sull'orlo del precipizio, ci accompagna di fronte al mistero; la vita ci priva di quella logica e di quella ragione sterile che è incapace di dare risposte. Gesù non propone soluzioni miracolistiche, ma l'esperienza della fede in lui come compimento della nostra vita. La fede in Gesù è soluzione per il dramma di quel padre; la fede in Gesù è obiettivo per il cammino dei discepoli; la fede in Gesù è contenuto della meraviglia della folla ... 

Ma che cosa è questo credere di cui parla Gesù se non l'esperienza di una relazione fatta di dialogo sincero, silenzioso e ardente, unito a intimità, azione e preghiera. Forse che la nostra fede è ancora troppo formale e la nostra relazione con Gesù troppo scarsa e superficiale?

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