domenica 24 luglio 2022

Quando pregate … dite …

Gen 18,20-32; Sal 137; Col 2,12-14; Lc 11,1-13

Cosa significa pregare? In questi giorni abbiamo pregato per la pioggia ... Ma abbiamo proprio pregato?
Quale tipo di preghiera è la mia preghiera?
E forse, occorre chiedersi che cosa rappresenta per me la preghiera?
Non svelo nessun segreto confessionale, ma la preghiera è tra le esperienze della fede cristiana quella più disattesa. Forse dipende anche da come nell'infanzia ci è stata proposta e insegnata "la preghierina". Non è che spesso l’abbiamo elaborata come l’esternazione a Dio dei nostri desideri, bisogni e necessità, desiderosi di essere esauditi ... cioè accontentati.
Di fronte alla pandemia abbia pregato? Difronte alla guerra abbiamo pregato? E per la siccità e per la pioggia, continuiamo a pregare?
Ammettiamolo, con una evidente delusione: la pandemia non è cessata e molti nostri amici se ne sono andati; la guerra continua ormai isolata in un paese lontano da noi, e con tutte le difficoltà che ne derivano e deriveranno; la siccità e la pioggia - non sbilanciamoci -, ma il caldo di questo luglio non da’ segni di cedimento.
E allora la nostra preghiera?
A cosa è servita? A cosa serve?
Il motivo della nostra preghiera era pur nobile? Eppure, il non esaudimento ci appare scandaloso.
Dobbiamo demolire l'idea di una preghiera come una bacchetta magica ...
Il nostro rapporto con Dio, la nostra relazione con lui non ha nulla di magico ... non può essere un dialogo di richiesta che defluisce in una pretesa di esaudimento.
Dice il papa che Gesù ha avuto "una grande sapienza mettendoci sulle labbra il Padre nostro", una preghiera in cui è Dio che deve convertirci, non siamo noi che dobbiamo convertire Dio a noi e ai nostri desideri.
Nella preghiera ci vuole tutta l'umiltà di chi si offre al Signore per essere convertito: "Tu, Signore, converti il mio cuore perché chieda quello che è conveniente; chieda quello che sarà meglio per la mia salute spirituale; ciò che è il meglio per la mia vita".
Detto questo occorre che anche noi chiediamo al Signore: insegnaci a pregare, per non domandare cose, ostentare desideri, ma per essere trasformati.
Pregare è riattaccarci a Dio, come ci si attacca alla fontana; è aprire noi stessi alla possibilità di essere riempiti e cambiati da Dio.
Questo cambiamento è il frutto di una relazione sincera e vera come quella tra un figlio e il proprio Padre; è espressione di una amicizia che non si trattiene dal concedere ciò che è necessario all'amico anche se in un momento non opportuno.
La preghiera che Gesù insegna è la consegna della sua preghiera personale; del suo modo di stare con il Padre. Ma è anche l'immagine di ciò che è il Padre per Gesù: non un Dio che signoreggia ma un Dio che si coinvolge; non un Dio rigoroso, ma un Dio che intreccia il suo sospiro con il nostro; non un Dio anaffettivo ma un Dio che mescola le sue lacrime con le nostre, e che chiede solo di lasciarlo essere nostro amico.
La preghiera non è un rito ripetitivo e neppure un atto di culto ... ma per un discepolo di Gesù, è accogliere un insegnamento e una proposta quella del maestro. Non si prega perché mi piace, non si prega perché è bello, si prega perché Gesù ci ha insegnato che solo nella preghiera si realizza in noi un luogo e un tempo concreti per il dialogo col Padre; un parlare che coinvolge e impegna tutta la realtà che viviamo.
Come è bello e pieno di affetto quel "Chiedete”, “cercate”, “bussate”, sono inviti che Gesù fa a ciascuno di noi affinché cresca sempre di più la nostra relazione con Dio, la nostra intimità con il Padre, perché Dio vuole essere intimo con ciascuno di noi!

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