lunedì 18 luglio 2022

Indifferenti anche ai segni ...

Michea 6,1-4.6-8 e Matteo 12,38-42

La "nostra generazione" neppure può confrontarsi con quella di Gesú; quella pretendeva un segno, ma non le fu dato nessun segno se non quello di Giona profeta. La nostra generazione è indifferente ai segni, è superba per una parte, come pure incapace di lasciarsi interrogare dai segni che la realtà pone davanti agli occhi.
Magari ci fosse una opposizione polemica nei confronti di Gesù, una opposizione alla sua Parola, alla sua opera di salvezza; ma in realtà oggi sembra che la sua Parola a noi non interessi più, e in aggiunta, siamo stanchi anche di sentire parlare di salvezza. Non siamo una generazione "malvagia e adultera", magari lo fossimo, ma siamo una generazione indifferente e irrilevante, incapace di reagire ai segni della realtà ..., ma è proprio questa realtà in cui Dio oggi ci parla e si rivela.
La pandemia è un segno? Cosa ci vuole dire?
La guerra così intrecciata con la nostra vita è un segno? Cosa ci vuole dire?
La crisi climatica e la siccità, sono un segno? Cosa vogliono dirci?
La migrazione dei popoli del sud e dell'est del mondo sono un segno? Cosa vogliono dirci? I segni oggi sono profetici, sono profezia del mistero negato: segni di una fraternità universale che è disattesa; segno della pace che soggiace agli interessi mortiferi; segno di una logica di sfruttamento e di tornaconto; segno della mancanza di dignità di sé e del valore dell'altro.
Nell'indifferenza e nell'inerzia della nostra generazione, al discepolo di Gesù è affidato l'unico segno che è pienezza dei segni, Gesù stesso. Il Signore è il segno della compassione di Dio, ma al tempo stesso il segno del compimento di tutto ... segno del "... già, e non ancora ..." che si manifesta e rivela strada facendo.

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