venerdì 12 gennaio 2018

1 Samuele 8,4-22 e Marco 2,1-12
Hanno rigettato me ...

Continua la narrazione attraverso il Primo libro di Samuele della storia della salvezza. Dopo le sconfitte, e il confronto con la realtà, è il momento in cui il popolo di Israele vuole affrancarsi dal proprio Dio, prendere le distanze, viene superata e negata la condizione di affidamento e di comunione. Quante volte anche noi abbiamo gridato al Signore perché venisse in nostro aiuto, perché di desse la forza di affrontare difficoltà e paure. Eppure nonostante le esperienze vissute, la tentazione di affrancarsi da lui si nasconde dietro ogni vicenda è situazione di vita. Non è questa l'esperienza della nostra quotidiana realtà?
Quando va bene, abbiamo rilegato Dio alla pura religiosità domenicale, incuranti di una relazione che invece va custodita e curata con l'appartenenza e l'affidamento.
Anche noi rigettiamo Dio, imponendogli un esodo dalle nostre scelte perché vogliamo essere come tutti gli altri, "come gli altri popoli" ... omologati alla massa!
Ma in verità non potrà mai essere così, perché siamo suoi e sua proprietà. Questa appartenenza non si può affrancare, ma si può solo strappare, generando quella ferita mortale che è la vita priva di fede e della presenza di Dio. Quanta solitudine esistenziale si incontra ogni giorno, quanta mancanza di senso in giovani e adulti, quanta tristezza accompagna il susseguirsi dei giorni di tanta gente? L'illusione di una vita migliore se priva di trascendenza, dimostra una vita in cui viene rigettata la consolazione cristiana e la stessa beatitudine che deriva dal gusto delle realtà eterne.

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