mercoledì 17 gennaio 2018

1 Samuele 17,32-51 e Marco 3,1-6
Memoria di Sant'Antonio abate
La vita e la vittoria

Tre idee mi balenano oggi, in questa cara memoria di un Santo, tra i più antichi, ma anche tra i più conosciuti nel popolo cristiano. Prima idea: siamo di fronte a un Santo venerato per chiedere la sua protezione sulle campagne e sugli animali, ma nella Chiesa, conosciuto prima di tutto per la sua carità verso i poveri, la sua lotta nei confronti del demonio (del male) e la sua profonda vita spirituale declinata nella preghiera e nella solitudine del deserto. Un Padre della Chiesa e della vita di preghiera, del monachesimo e come fautore del dialogo interiore con Dio.
Seconda idea: oggi è la giornata di preghiera per il dialogo tra Ebrei e Cristiani. "Traiamo, quindi, il nostro nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avuto un rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura. (...) È bene che dove se ne veda l'opportunità si creino possibilità anche pubbliche di incontro e confronto che favoriscano l'incremento della conoscenza reciproca, della stima vicendevole e della collaborazione anche nello studio stesso delle Sacre Scritture» (Benedetto XVI).
Terza idea: il precetto del sabato, per come era vissuto, tradiva l'originalità del riposo di Dio. La nostra domenica non è riproduzione di un precetto, ma è giorno di vittoria della vita sulla morte, del bene sul male. È vittoria della fede sulla nostra stessa incredulità.
Quando chi dice di essere cristiano non vive la domenica come "Giorno del Signore", vive già ora la sua stesa morte, viene una alienante lontananza da Dio. La domenica senza Dio, è come essere già collocati della eternità senza la sua presenza: ci si svuota della speranza di felicità.

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