martedì 30 gennaio 2018

2 Samuele 18,9-19,4 e Marco 5,21-43
Gesù risolve la nostra fragilità ...


Riapprodato alla sponda Galilaica del Lago, si ripresenta di nuovo l'accorrere di gente da ogni parte per ascoltarlo, vederlo e toccarlo. Quante sono le mani che lo hanno sfiorato, ma una sola ha toccato con fede il lembo del suo mantello e diviene un segno di speranza. Quanti hanno chiesto di essere guariti e quanti altri sono stati portati davanti a lui perché malati, sperando in un qualche segno del maestro, per essere sanati; un padre la sua bambina diventano così il segno della forza dell'amore di Dio.
Ma c'è di più, in realtà sia la donna malata, che il padre della bambina, avevano già nel desiderio e quindi nel cuore il Signore. La donna ha toccato Gesù perché lo ha intimamente ospitato nella sua storia; non è un gesto magico, un toccare l'idolo che l'ha guarita ma il dimorare, in lei, nella fede, del Signore. La figlia e ridonata viva al padre, perché quell'uomo ha continuato ad accogliere Gesù nella sua vita e lo ha intimamente unito al suo amore di padre. La fede è intima accoglienza del Signore, una accoglienza che coinvolge tutto, anche le fragilità. Non si crede per mezzo della ragionevolezza, si crede con "il tutto" di noi!

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