mercoledì 27 giugno 2018

2 Re 22,8-13; 23,1-3 e Matteo 7,15-20
Prove varietali

Effettivamente è vero, è dalla valutazione dei frutti che si afferma o meno la bontà di una varietà frutticola. La bontà corrisponde alla possibilità di moltiplicarla, e quindi di diffonderne la "bontà".
Dopo aver ascoltato questo Vangelo, ci si potrebbe domandare in che cosa consista la bontà dei frutti, quali sono i criteri valutativi. Questi criteri non sono soggettivi, non dipendono dall'impressione o dalla sensibilità personale, ma sono oggettivi. Questi criteri di bontà nel contesto evangelico di Matteo non possono non essere che le Beatitudini che Il Vangelo elenca al capitolo 5. La povertà, lo stile sobrio di vita, l'amore al povero, allo straniero, all'orfano e alla vedova, questo è criterio di bontà.
Il pianto, commuoversi fino alle lacrime per ciò che vivono gli uomini del proprio tempo, la condivisione delle prove e la comunione nella sofferenza, questo è criterio di bontà.
La mitezza, la disponibilità ad accogliere, il non prevaricare, il considerare l'altro come è prima di se stessi, questo è criterio di bontà. La fame e la sete di giustizia, essere voce di chi non ha voce, lottare per i diritti di ogni uomo, questo è criterio di bontà. La misericordia come superamento delle nostre indifferenze, tenerezza e come vicinanza, questo è criterio di bontà. La purezza del cuore, la bellezza di ciò che il cuore vede e genera, l'amore che ne sgorga, questo è criterio di bontà. Agire per la pace, sempre e comunque, sopra ogni interesse di parte, questo è criterio di bontà. La persecuzione a partire dalla testimonianza, l'incomprensione a causa del Vangelo, questo è criterio di bontà.

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