domenica 17 giugno 2018

Ezechiele 17,22-24 / Salmo 91 / 2 Corinzi 5,6-10 / Marco 4,26-34
Un mondo migliore ...

Signore vieni a seminare la nostra terra ... L'idea che vogliamo mettere in noi è proprio questa: "abbiamo bisogno che Dio stesso semini il seme del suo regno, in ciascuno di noi, il seme per un mondo migliore, per poter fiorire come realtà nuova, in cui ognuno possa sentirsi realizzato nel donarsi, e nell'esperienza di amare i fratelli".
Oggi è il giorno delle domande e delle risposte. Le domande nascono dal confronto con una Parola data a noi in immagini, in parabole.
Le risposte ci sono quando siamo disposti a lasciare che il seme di "senapa" possa crescere anche nella terra del nostro cuore.
A chi spetta seminare il regno di Dio? Chi lo vuole realmente attuato? Cosa riguarda questo strano regno?
Oggi la prima constatazione, la più semplice, è che ben pochi vogliono realizzare, dare concretezza storica al regno di Dio. 
Oggi in molti paesi europei - ormai solo di antica tradizione cristiana - ma non solo, sta dilagando un pensiero per cui il mondo migliore è frutto di una realtà sociale che garantisce ai cittadini di quello specifico stato diritti e condizioni di vita ottimali e degne della civiltà umana; ma questi hanno la priorità sugli altri non appartenenti a quello stato e quella popolazione; il principio è: "prima noi poi gli altri, prima quelli di casa nostra poi quelli di fuori".
Era un principio che anche Gesù ha vissuto, quando nella sua missione si è dovuto confrontare con l'esigenza di annunciare il Vangelo prima di tutto alle pecore perdute della casa di Israele ... Escludendo i gentili ... Quelli non ebrei. Questo era il contesto sociale al tempo di Gesù ... Ma ciò che Gesù ha elaborato umanamente come figlio di Dio è stato il superamento di questo principio escludente, riconoscendolo ingiusto e soprattutto contrario proprio alla edificazione del regno dei cieli...
Ecco la questione: l'edificazione del regno di Dio!
Questo regno, oltre a Gesù, chi lo desidera, chi vuole vederlo crescere nella realtà del nostro tempo?
Dobbiamo ammettere che anche noi, pure essendo in un paese - l'Italia - di antica tradizione cristiana, ben pochi vivono il battesimo come condizione che illumina la vocazione della propria vita: siamo dei cristiani non credenti; siamo cristiani per convenzione, per registrazione nell'elenco dei battezzati, ma che non custodiscono in sè stessi il seme del regno di Dio. 
È facile essere cristiani che custodiscono e seminano il seme del proprio regno: il populismo è un seme che si oppone al regno di Dio; le nostre pretese di autosufficienza non sono il regno di Dio; le tendenze "sovraniste" non si conciliano con il regno di Dio; il rifiuto dello straniero, l'indifferenza per le vere povertà, la discriminazione per chi è di una altra etnia o razza non può generare il regno di Dio; lo svuotamento dei valori antropologici come il rispetto della vita, la tutela della famiglia, la libertà religiosa, è svilimento del regno di Dio.
Per Gesù il mondo migliore, potrà essere solo opera di Dio; come una realtà piccola che non sconvolge, che non distrugge, ma che aggiungendosi alla realtà la trasforma e la fa fiorire ... È proprio mettendosi in ascolto della Parola di Dio che ci può rischiare di attuarne la volontà e quindi, forse anche senza volerlo ci riscopriamo nell'atto di realizzare il suo regno.
Il regno di Dio è l'obiettivo primario del discepolo del Signore, del cristiano battezzato, in ogni tempo.
La crescita del regno indipendentemente da noi, dalle nostre possibilità non esprime fatalità, ma afferma la piena autonomia e potestà di Dio di aggiungersi alla storia e al tempo degli uomini per realizzare la loro salvezza attraverso il suo regno. Il regno di Dio è in funzione della salvezza di tutto.
Allora, il regno di Dio è paragonabile al granello di senape ... Quella pianta è una particolare risorsa, è un rifugio, essa casa anche per gli uccelli di cielo; figuriamoci se il regno di Dio non debba essere l'opportunità e la condizione di tutela e difesa del debole dell'oppresso del profugo.
Un cristiano è tale se non si adagia attendendo un regno di Dio che verrà ... Ma che si mette in gioco per l'opera di Dio,  del regno di Dio che viene.

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