venerdì 1 giugno 2018

1 Pietro 4,7-13 e Marco 11,11-26
La fede e le esperienze

Ecco che questo Vangelo sembra uno strano intreccio di situazioni; strano proprio e forse necessariamente in ragione della difficoltà dei discepoli di comprendere in tutto ciò che Gesù diceva e faceva. Nello sfondo della vita quotidiana, del percorso per andare al Tempio e per tornare a Betania; nella fame del Maestro; nella rabbia di scacciare i venditori dal tempio; in tutto questo si accenna alla forza della preghiera e si preannuncia la morte stessa del Signore.
In tutto questo cosa "meditare"? Firme il primo versetto della estera di Pietro ci viene in aiuto: "... la fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera".
Non scandalizziamoci, non dubitiamo, non perdiamo la speranza, perché tutto è orientato a raggiungere la sua finalità: la glorificazione in Gesù risorto dalla morte. La moderazione e ma sobrietà non sono limitazioni all'intemperanza ma esprimono la serenità di chi si affida al Signore con una preghiera, che pur se fragile dice la nostra fede. La fede dei discepoli, non si consegue con un apprendistato, ma si consolida nell'esercizio della preghiera che si rivolge al Padre senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ... ciò gli avverrà.

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