martedì 29 gennaio 2019

Ebrei 10,1-10 e Marco 3,31-35
Superare le mentalità troppo strette ...

"È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati". La logica che normalmente esprimiamo, è portatrice del concetto della espiazione; rispetto al male e al peccato si pone la possibilità riparatrice del sacrificio di espiazione, ma è anche facilmente comprensibile che si tratta di una consapevolezza molto "materiale" ed "economica", quasi che tutto sia risolvibile con un "indennizzo". La lettera agli Ebrei invece ci conduce alle soglie del mistero di ciò che esiste, e della esperienza di male e di peccato. Siamo immersi in un mistero esistenziale quello delle creature che partecipano a una realtà più grande di loro stesse.  Ciò che è creato percepisce una profonda tensione verso ciò che è perfetto: cioè Dio. 
Fare la volontà di Dio (percepirne il mistero esistenziale) ha un senso ben altro dal semplice compiere dei gesti morali o adattare la propria mentalità a precetti e insegnamenti. Fare, in questo senso è più avvicinabile al concetto di esistere come volontà di Dio. Per Gesù stesso la volontà di Dio, del Padre viene costantemente accostata alla propria esistenza e anche le relazioni parentali (madre, padre fratelli) entrano a far parte della volontà di Dio. Tutto per Gesù è esistere nel superamento del male e come progressiva e quotidiana concretizzazione dell'amore. Il vero atto di culto non è nel sacrificio con il sangue di tori e capri, ma il rendere perfetto ciò che esiste attraverso l'esperienza dell'amore. È l'amore che redime  (rendere perfetto) ciò che è chiamato all'esistenza, sciogliendo lo dai legami (vincoli) con ciò che è il non amore, il male e il peccato.

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