mercoledì 16 gennaio 2019

Ebrei 2,14-18 e Marco 1,29-39
"... misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio"

Che cosa è umanamente convincente di Dio? 
Parlare di Dio non è questione di precetti, o miracoli; di parole belle da insegnare e di atteggiamenti buoni, ma parlare di Dio è questione di trasversalità, di come il tutto di ciascuno viene coinvolto dalla presenza di un "Altro" a partire da quella esperienza ultima della esistenza che è la prima a mettere in crisi: la morte.
Cosa è umanamente convincente di Dio? Il prendersi cura della nostra natura, partecipando ad essa quella sua stessa vita di Dio, che rappresenta il superamento della nostra morte. La vittoria sul peccato che è la sconfitta della nostra autodeterminazione e autoreferenzialità investe totalmente la nostra natura. A partire dalla moralità, questa vittoria, dilaga rispetto alla possibilità del nostro vivere ed esistere: "Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova".
Non possiamo ascoltare il Vangelo, la Parola di Dio, semplicemente per trarne delle morali, o dei buoni esempi di vita. Attraverso la narrazione del Vangelo ciò che è l"Altro" si rende evidente, e la vita del Figlio di Dio, nella sua natura, esiste insieme alla mia, non solo accanto. Se accolgo questo dialogo di prossimità, dispongo me stesso a quel l'atteggiamento di fede che Gesù ha sempre cercato di suscitare, per cui non è strano che: "Tutti ti cercano!". Ma egli disse anche: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!"
Che cosa è convincente di Dio? Credo che ciò che mi convince di più, è il suo venire a cercare proprio me, e a prendersi cura di me! Questo mi convince rispetto alla mia autoreferenzialità ed autonomia umana.

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