domenica 6 gennaio 2019

Isaia 60,1-6 / Salmo 71 / Efesini 3,2-3.5-6 / Matteo 2,1-12
Epifania del Signore: l'Emanuele rimane con noi!

Se oggi siamo venuti qui è per adorarti Signore ...
Se oggi siamo qui è perché abbiamo visto la tua stella ... E vogliamo continuare a vedere!
Se oggi siamo qui è perché abbiamo aperto il cuore ... e non vogliamo chiuderlo!
Se oggi siamo qui è perché qui c'è il nostro amore e le speranze ... Il meglio di noi!
Se oggi siamo qui è perché vogliamo aprirci alla tua luce ... e non vogliamo nasconderci nella tenebra della nostra disumanità.
Ecco allora che siamo qui per adorarti ... (Cfr canto: Siamo venuti qui per adorarti)

Ma se oggi attraverso le pagine del Vangelo di Matteo ricordiamo solo la visita di alcuni saggi d'oriente (tre Magi secondo la tradizione), dopo la nascita di Gesù, cioè la ricerca di un bambino, la cui nascita era stata segnata dal sorgere di un astro luminosissimo; e tutto ciò, per quanto carico di fascino, e anche di fantasia, esaurisce la sua verità nel celebrarla con cortei e sacre rappresentazioni, quella narrazione cessa di essere Epifania della salvezza.
Rivivere l'Epifania del Signore significa riconoscere e attualizzare nella vita di oggi i tratti di quella vicenda raccontata nel Vangelo. Il cammino di ricerca dei Magi, non è un bel lieto fine, ma è una epifania di Dio. Questo non dobbiamo dimenticarlo, diversamente trasformiamo un avvenimento della salvezza in una favola di carattere morale.
Noi oggi siamo gli stessi saggi d'Oriente che hanno sperimentato come quel bambino: "il re gli giudei che è nato" è l'Emanuele, il "Dio con noi", ma questa profezia è attuale sempre, è pienezza del tempo, è eternità nel tempo. La presenza di Gesù non è dissociabile dal tempo, perché il tempo appartiene ora, al mistero di Dio e del suo esistere nel tempo. La meraviglia della Epifania è che  tutto l'umano è abitato da Dio, nel segno adorabile di quel bambino. L'umano, trasfigurato, racconta e testimonia la Sua dimora in mezzo a noi.
La nascita del figlio di Dio trova eco nella nascita di ogni figlio di uomo. Guai a me se negassi il segno del bambino, il segno di Dio che si fa uomo. Negarlo significa maledirlo. Oggi sono qui per adorarti Signore, adorarti in quel bambino, in ogni bambino!
Oggi sono qui perché è da tempo che ti cerco e perché ho visto la tua stella, che brilla della luce della tua parola. Quella luce mi indica in cammino che ora voglio fare fino in fondo; ho intuito come si fa a vedere, e non posso desiderare altro. 
Guai a me se negassi ai miei fratelli di vedere la tua luce, di camminare alla tua luce; se negassi là possibilità di mettersi in viaggio, con coraggio, non per trovare semplicemente qualcosa ma per vivere concretamente la ricerca di Te. Oggi scopro che la mia vita come discepolo, battezzato, non può non essere che "ricerca" del Re dei giudei che è nato! Non è importante arrivare a Betlemme, ma è importante tutto il viaggio per arrivarci. È importante come stiamo è abitiamo nella storia di tutti i giorni, noi che abbiamo ricevuto il suo annuncio. È un cammino nel quale è richiesto di superare tanti limiti, e tanti muri. Oggi i Magi troverebbero un muro a Betlemme che gli impedirebbe di adorare il Bambino, ma non si arrenderebbero, perché i muri sono segno della paura, della segregazione, sono per la divisione: adorare invece significa avvicinare per baciare, significa togliere la distanza per amare.
Oggi sono qui perché ho aperto il cuore e non voglio chiuderlo. Oggi costatiamo con amarezza che il cuore non è tua dimora allo stesso modo. Il cuore di Erode è un cuore malato, un cuore falso, un cuore sterile, un cuore duro, un cuore ambiguo. Il nostro cuore gli è simile quando si ferma alla convenienza, quando non pulsa con il battito del cuore degli altri, delle storie degli altri uomini e donne che incontro ... Ed ecco che il cuore diventa malvagio. Guai a me se il mio cuore diventa freddo, diventa malvagio; se il mio cuore si trasforma nella tenebra dove vi dimora Satana!
Ecco allora che l'epifania è una vera occasione di fede: è dare testimonianza ora della scoperta del Signore, del re che è nato in noi, e che dimora in noi e in ogni uomo.
Che bella la profezia di Isaia, essa non è Antico Testamento, ma è parola irrevocabile di Dio, attraverso i profeti che il Padre ha suscitato a Israele (popolo di Dio, per sempre):"
Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti".

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