sabato 19 gennaio 2019

Ebrei 4,12-16 e Marco 2,13-17
Gesù non disprezza la nostra debolezza

"... la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore". Ma non è per un giudizio, bensì per suscitare il desiderio di una vita Santa. Persone che vivono una vita Santa ci sono anche oggi, sono i santi della “della porta accanto”;  è la santità di tante persone che abitano vicino a noi, che nel lavoro, nella fatica quotidiana riescono ad essere un riflesso della presenza di Dio e che costituiscono “la classe media della santità” (lo dice Papa Francesco). Pure tra tante fragilità e incoerenze, ci si prova con impegno, ogni giorno, nella vita familiare, sociale e professionale e persino tra le molestie della vita, di fare la volontà del Signore; di concepire e vivere nel mondo e nella Chiesa la vita come una missione speciale affidataci da Dio. La vita da cristiani è la "santità della porta accanto", è la proposta che per primi si sono sentiti rivolgere gli apostoli. La sequela non è mai una elezione clericale, ma una proposta per coinvolgere nell'opera del Regno dei cieli: partecipare al compimento della salvezza. Anche un peccatore come Matteo, con tutta la sua umana debolezza (pubblicano e implicato nella più scandalosa economia), per il Signore, non è uno scarto rispetto alla proposta di seguirlo. Quella chiamata è la proposta alla conversione, ovvero ad accogliere la salvezza, a lasciare se stesso i propri interessi e progetti, per lasciare che Dio Padre si penda cura di lui. Tutto cambia quando sei disposto a dare te stesso per la missione di raccontare ai fratelli la salvezza di Dio.

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