lunedì 21 gennaio 2019

Ebrei 5,1-10 e Marco 2,18-22
Al modo di Melchisedec

Un nome antico e strano, che descrive il nostro sacerdozio sia battesimale che ministeriale. Melchisedec, citato anche nel Salmo 110 e in Genesi capitolo 19; come pure nel Canone Romano, quando si fa memoria dell'offerta del sacrificio; è il re-sacerdote di Salem (arcaicamente Gerusalemme), sacerdote di El-Elyon [Elyon Elhoym] (il Dio altissimo). Nel libro della Genesi, si narra il patto di alleanza che Abramo stabilisce con questo Re-Sacerdote, sancito dall'offerta del sacrificio del pane e del vino e dal ricambiato dono della decima del bottino di guerra. La qualità sacerdotale di questo re di Gerusalemme risulta diversa da quella del sacerdozio di Aronne, quello Levitico. È questa infatti la chiave di interpretazione del sacerdozio di Melchisedec attribuito a Gesù-Messia. Il Cristo è sacerdote in modo unico e nuovo rispetto all'antico sacerdozio ebraico, pur essendo discendenza davidica, egli è «sacerdote in eterno alla maniera di Melkisedek, cioè capace di offrire il pane e il vino, un simbolo dell'Eucaristia, offerti per servire la causa dei poveri, del popolo di Dio: segno dell'amore fino a donare la sua vita. 
Oggi, ogni discepolo del Signore offre in sacrificio l'amore per il suo Signore. Questa offerta non è privazione, semplice digiuno, ma è immersine e apertura al mondo nuovo che per noi è la vita stessa di Gesù, offerta per amore nostro. Egli è in questo senso lo Sposo atteso da tutti, ma in modo speciale dalla Sua Chiesa. Questa attesa è tutta preparazione all'incontro con il Cristo che assumerà in se stesso il sacrificio di ciascuno, il digiuno di ciascuno come nuovo ed eterno sacrificio con lui, nello stesso modo del sacrificio (offerta) di Melchisedec.
Oggi mi scuserete ... vi tocca studiare un poco ...

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