lunedì 14 gennaio 2019

Ebrei 1,1-6 e Marco 1,14-20
Dio in questi giorni parla a noi per mezzo del Figlio ...

L'inizio della lettera agli Ebrei sembra proprio stato scritto qualche giorno fa. Le parole di Gesù sono le stesse parole del Padre. Gesù stesso è il modo in cui il Padre (Dio) ci raggiunge. Questo inizio della Lettera agli Ebrei ci è occasione per comprendere come la Parola ci riporta alla persona, e la persona di Gesù entra in dialogo e relazione con noi. Infatti nella Lettera agli Ebrei non si dice ciò che è sempre stato detto, cioè di ascoltare la Parola e di metterla in pratica, ma si dice che Dio parla e ci raggiunge oggi, con quella Parola che è del Figlio, il quale "è erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo". Quindi non solo, tutto è stato fatto mediante Lui, ma anche che tutto gli appartiene in quanto erede di tutto, e questa condizione di erede si intende per sempre.
Tutto gli appartiene ... Alla luce di questa appartenenza anche la Parola del Vangelo, esprime ben di più della scelta e chiamata degli apostoli. La nostra struttura mentale, sociale ed Ecclesiale ci impone una rilettura standardizzata ... Ma la Parola sfugge certe rigidità, elude questi stereotipi.
Gesù oggi, si appella alla nostra vita, di "pescatori" e ti chiede se questa vita ci basta, se ci basta l'impegno quotidiano, se ci basta essere utili nelle relazioni strette che abbiamo, se ci basta vivere la fede in un quotidiano "ritagliato". La risposta di Simone, di Andrea, di Giacomo e Giovanni è quindi ben di più di una risposta alla chiamata vocazionale; essa rappresenta la risposta esistenziale. Essi dicono al Signore: "non non ci basta essere come oggi"; la tua proposta "lavorativa ci interessa" ... Ti vogliamo seguire in questo tuo progetto, in questa "pesca di viventi". Infatti la ditta di Gesù mai smette di pescare i viventi; è specializzata in questa pesca!

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