martedì 16 luglio 2019

Esodo 2,1-15 e Matteo 11,20-24
Guai a te Corazin, guai a te  Cafarnao!

Continua a interrogarmi questa espressione tra lo scontroso e il deluso che Gesù lascia filtrare tra le molte altre parole. Eppure è vero! Nel tempo in cui il Signore, sceso da Nazareth al lago, per abitare a Cafarnao, non poche sono state le risposte negative ricevute. Anche lui ha sperimentato la fatica di annunciare il Vangelo, di vivere ciò che annunciava di fronte a gente che ride di lui e delle sue parole; di fronte a chi si ritrae e si chiude a riccio, e con durezza lo abbandona; sorprende anche che altri educatamente lo invitino ad abbandonare il proprio territorio. È facile allora confrontare questo Vangelo con la fatica di ciascuno nel vivere la fede e testimoniarla, nella vita di tutti i giorni e soprattutto all'interno della Chiesa e delle nostre comunità. Sembra strano ma la ribellione di Gesù non è fuori luogo, come non lo è la nostra. Ecco che certe espressioni diventano una esplicita denuncia di una "missione bloccata", di una Chiesa rinchiusa e preoccupata della sua "differenza". Ma le parole di Gesù non sono solo condanna di una situazione, esse rappresentano un invito a un cambio di mentalità che a Tiro e Sidone è avvenuto pur solo come piccolo segno, ma sufficiente per innescare un vero processo di conversione; sono parole di provocazione per distoglierci dalla tiepidezza e dalla facile convinzione della salvezza: "Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora!"
Il messaggio è chiaro, occorre vivere nel cambiamento, nel rinnovamento che sempre porta il Vangelo. Non è sufficiente e non si può pensare di cambiare solo alcune "cosine", e neppure accogliere il Vangelo nell'ordine della convenienza o della necessità.

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