sabato 13 luglio 2019

Genesi 49,29-50,26 e Matteo 10,24-34
Dio verrà certo a visitarci ...

La conclusione della "saga di Giuseppe" ricapitola tutte le vicende umane come storia di salvezza. Non c'è nulla, nemmeno il male tramato, che non possa essere occasione perché si compia il disegno di salvezza. Questa consapevolezza ci può anche disturbare,perché ci obbliga a entrare in quella logica misteriosa che è il "pensiero di Dio", mettendo in evidenza tutta la nostra "umana fatica" nel crescere nell'affidamento al mistero stesso. Ma in realtà sia Giacobbe,  sia Giuseppe, sono condotti alla soglia dell'eternità e prima di essere riuniti ai loro Padri, fanno atto di questo abbandono confidente attraverso una "strana" consolazione: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe".
Le promesse di Dio sono stabili ore sempre, immutabili come l'esperienza sovrumana del Suo visitarci. È questa visita di Dio a cui non siamo "abituati" e in cui dobbiamo esse "addomesticati", questo rappresenta la condizione di svolta della nostra esistenza. La Sua presenza costante e silenziosa si apre a esperienze puntuali di "visitazione". Sono quelle le esperienze incontenibili della gioia spirituale e del gustare la sua presenza, la sua gloria. Tutto questo è un "addomesticare" il nostro temperamento umano - alquanto selvatico - alla divina presenza, questo avviene di visita in visita, di gioia spirituale in gioia spirituale, evitando di distrarci eccessivamente dalle desolazione.
È questa la condizione di ogni conformazione al maestro, a Gesù! Desiderare di essere come Gesù, rappresenta, ora per noi, l'esperienza sufficiente della vita del discepolo. Non è annullamento e rinuncia, ma affidamento al visitarci di Dio, è piena disponibilità a seguirne la traccia indelebile; una traccia che vi salva!

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