lunedì 8 luglio 2019

Genesi 28,10-22 e Matteo 9,18-26
La vita è luogo di memoria ...

Quanto è importante la memoria nella nostra vita, non solo per catalogare gli avvenimenti e per evitare di abbandonarli alla dimenticanza. La memoria di ciò che accade trasforma l'esistenza nel rimanere nell'esperienza dei fatti ... Ed ecco che la nostra vicenda personale al pari della grande storia diviene "storia di salvezza", ovvero di salvati nell'incontro col mistero di Dio.
Giacobbe, nel racconto della Prima Lettura, riconosce in quella promessa lo stesso Dio che ai Padri, aveva promesso la terra e la discendenza. Giacobbe non si sente al di fuori di quella storia in cui il Dio Altissimo, si era fatto conoscere come colui che nella promessa si rivela; si fa compagno di cammino perché la meta diventi certezza, e non solo speranza. Ed ecco allora che questo avvenimento diviene memoria indelebile, attraverso la celebrazione di quel luogo: "La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel".
Anche noi normalmente celebriamo e consacriamo luoghi, spazi e i tempi della nostra vita. Luoghi che eleviamo a "santi", spazi che esistenziali che percepiamo come "sacri"; tempi e momenti che si configurano come "eterni" per intensità e verità.
La memoria personale, è ben altro che l'applicazione di ricerca che ti riporta al presente un fatto, o esperienza del passato, la memoria è la rete di esistenza che congiunge in modo stupefacente ogni attimo dell'esistenza partecipando al mistero eterno di Dio. Ogni momento della vita è, allora, esiste per essere consacrato al Signore.

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