martedì 9 luglio 2019

Genesi 32,23-33 e Matteo 9,32-38
Il riscatto della benedizione ...

La storia di Giacobbe diviene "interessante" a partire dalla vicenda della primogenitura, che si conclude con una benedizione ottenuta con un inganno, ma pur sempre una benedizione che accompagnerà la vita del figlio di Isacco.
La vita turbolenta e contrastata di Giacobbe trova, nel momento in cui Giacobbe vuole tornare nella Terra delle Promesse fatte ad Abramo, la concretezza della lotta interiore (e non solo) che il racconto di Genesi prefigura nella lotta di tutta la notte con questo sconosciuto, che si rivela essere Dio. È appunto a Dio che Giacobbe chiede ciò che non può più ottenere con l'inganno. Dopo aver faticato e lottato ... in un corpo a corpo, senza risparmiarsi, all'estremo chiede di essere Benedetto. Giacobbe sente, ha bisogno di legare la sua vita alla Benedizione di Dio. Cosa significa tutto questo?
Ben di più di un "sacramentale" come lo intendiamo nella sacramentaria cattolica.
La benedizione stabilisce infatti una stabilità di relazione e di identità. Se fosse cosa da poco, nessuno avrebbe preso seriamente la Benedizione di Isacco fatta a Giacobbe come "primogenito". Ora Giacobbe chiede ciò che nessuno avrebbe mai potuto concedergli, neppure con mille trucchi o inganni, chiede a Dio di benedirlo, di rendere la sua vita capace di esprimere e di conformarsi alle Promesse che Dio ha fatto ai Padri, ad Abramo e ad Isacco ... Con la Benedizione, Dio investe Giacobbe della dimensione esistenziale della Promessa, per questo possiamo dire: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!"
Nel nostro lottare quotidiano, si cela una benedizione che ci rende "primogeniti", cioè destinatari dell'amore di Dio. Ecco che la nostra esistenza ripiena della fedeltà di Dio diviene una vita da discepolo di Cristo. Benedici Signore il nostro essere discepoli del tuo Figlio!

Nessun commento:

Posta un commento