venerdì 5 luglio 2019

Genesi 23,1-67 e Matteo 9,9-13
Spessore umano ...

La straordinaria forza di Gesù risiede nella "radicalità" delle sue parole. In quel tempo, era infatti diffusa una "ipocrisia" nei Sadducei (sacerdoti), negli scribi e farisei, e nelle classi agiate: il vivere alla romana ricercando gli agi e il lusso, lo stile del "vivere bene" accompagnato da una scrupolosa osservanza delle leggi e dei precetti giudaici: bagni rituali, lavaggi, offerte ecc ... Nessuno avrebbe potuto giudicare nulla, circa l'osservanza dei comandamenti.
Ma proprio questo stile mette in risalto il plagio della legge, lo svuotamento rispetto alla relazione autentica con Dio, trasformando la legge non in una occasione di relazione umana ma in una osservanza esteriore.
Gesù è radicale perché non si piega e tantomeno si adatta alla "convenzione sociale", come pure non cerca di sovvertirle o di creare un contrasto violento.
Il Vangelo testimonia come per Gesù la Legge va vissuta come stile non come precetto. Ma appunto il primo precetto è l'amore a Dio e al prossimo. Il contatto con i peccatori, diviene lo spazio normale in cui farne esperienza. I peccatori non sono i "cattivi" o una categoria svantaggiata, essi rappresentano la normalità dell'uomo che è chiamato, attraverso la legge, dare senso, a mettere ordine nella propria umanità, seppur ferita. La Chiamata di Matteo è prima di tutto lo sguardo su un uomo, che ha bisogno della tenerezza di Dio Padre, per imparare la tenerezza verso i fratelli, e smettere di considerare gli altri uomini lo strumento per la propria convenienza.
Mettere la misericordia al centro significa per Gesù rivelare il senso autentico della legge di Dio. Significa superare l'osservanza esteriore a favore di quella interiore che colma e riempie ogni disumana frattura. Ogni mancanza di misericordia è espressione di disumanità. La misericordia, non è superiore alla Legge, ma ne è proprio il cuore il senso più autentico e vero.

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