martedì 30 luglio 2019

Esodo 33,7-11;34,5-9.28 e Matteo 13,36-43
Alla presenza del Signore.

Spiegazione della parabola, non è certo la prima volta che di fronte alle Parole del Maestro e alle parabole, i discepoli chiedono una spiegazione. Questa volta senza altri commenti, la parabola è interpretata con estrema oggettività, ogni elemento con una sua corrispondenza. Questa interpretazione ci aiuta certamente a non deviare verso altro, e a mettere attenzione alla stretta unità tra il regno di Dio e il mondo; tra Gesù e la realtà concreta, tra i discepoli e la vita di tutti i giorni. La quotidianità non è semplicemente la scena in cui si interpreta il dramma della creazione attraverso l'agire dei figli della luce e quelli delle tenebre (particolare che richiama la comunità di Qumran), ma la realtà è ciò che la parabola descrive, è la semina del buon seme e del suo lottare per portare frutto, così come anche è esperienza di zizzania e di fragilità. Ma è pur sempre, la realtà, esperienza del manifestarsi di Dio. La prima lettura di oggi, in un modo tutto suo, ci riporta proprio a questa percezione: Dio scende nella colonna di nube e dialoga con Mosé nella tenda del convegno e sul monte. Il senso della presenza è sconvolgente: "Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico". Di sé il Signore dice: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni ...".
A volte vorremo sfuggire la nostra quotidianità, a volte per le scelte fatte male o non appropriate la vita di tutti i giorni non corrisponde a ciò che desideriamo veramente o che speravamo. Eppure lo sguardo del discepolo sul reale non può essere solo il giudizio, ma deve fare attenzione alla "Presenza", anzi, non dubitare della presenza di Dio; "Il Signore scese nella nube [sul monte Sinai], si fermò là presso di lui  ..."

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