giovedì 2 gennaio 2020

1 Giovanni 2,22-28 e Giovanni 1,19-28
Giovanni è solo la voce ...

È proprio uno scarso progetto pastorale, quello di Dio, inviare il proprio Figlio nel mondo affidando tutta la preparazione alla pienezza del Regno alla predicazione di Giovanni.
Una pozza di acqua, una immersione, una folla di illusi e sfiduciati che si domandano cosa dobbiamo fare ... Una indagine, istruita da Gerusalemme, per indagare cosa è quella strana pratica con l'acqua e quell'invitto al conversione. Ripercorrendo la storia della salvezza, con Abramo, Giuseppe viceré di Egitto, con Mosè, con Giosuè e con Davide ecc... e con molti altri, Dio ha manifestato il suo agire in modo più grandioso ed eloquente, almeno per ciò che ci racconta la Scrittura ... Ora invece tutto si nasconde in un segno ambiguo per molti è in una Voce che grida, in un deserto sperduto, dove ben pochi sono coloro che ascoltano. Anche oggi questa immagine disorienta, perché pensare al mistero di Dio, al suo esserci per ciascuno di noi attraverso un segno piccolo e una voce fragile, ci pare inadeguato: inadeguato al mistero stesso di Dio. Ma forse non è che anche la realtà così emancipata da Dio, così aliena dal mistero, sia per certi versi inadeguata ad esprimere la presenza di Dio?
1 Giovanni ci aiuta a non perdere il "fuoco" rispetto alla visione del mistero: "l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca"
Ciascuno di noi ha la responsabilità di conservare e custodire l'intima presenza di Gesù, l'affetto per Gesù, il volergli bene; amare la sua vita, cercarlo nella prova, ricordarlo nella giornata, ringraziarlo per la gioia e la contentezza che sperimentiamo ... Tutto questo è conseguenza dell'unzione ricevuta, da lui. Unzione è consacrazione - non un rituale formale- ma la sacralità che si rispecchia in noi è quella del nostro corpo (fisicità); quella della vita (esistenza); delle relazioni (affettività); della morte (eternità).

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